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Alternanza scuola-lavoro: nel pinerolese funziona

Abbiamo sentito l’esempio di due scuole superiori seguite da Diaconia valdese. Anche altre realtà hanno storie positive

L'alternanza scuola-lavoro è sta introdotta  resa obbligatoria dalla riforma della legge 107/2015, più conosciuta come  “Buona Scuola”.

L'alternanza consiste in una metodologia didattica in cui gli alunni affiancano un periodo di formazione teorica in classe con uno di esperienza più pratica in un’azienda. Questo progetto ha lo scopo di avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro contribuendo all’orientamento degli studenti e, allo stesso tempo, a far acquisire loro esperienze e competenze che potranno essere valorizzate quando inizieranno a cercare un impiego.

In questi anni i media hanno dato grande spazio alle forme non positive di alternanza scuola-lavoro. Hanno fatto notizia gli studenti a Benevento che si lamentavano con la Ministra all’istruzione Fedeli per l’alternanza da Mc Donald’s, o le studentesse di Cagliari che denunciavano di passare ore a pulire scaffali.

Secondo una ricerca di Alma Diploma, di qualche giorno fa, però, 2 studenti su 3 sono soddisfatti della riforma: «A due anni dall’introduzione della Legge, il 54% dei diplomati 2017 ha svolto un’attività di alternanza scuola-lavoro. Secondo l’indagine a svolgere in maggior misura l’alternanza sono i diplomati professionali (96%) e tecnici (80%); sono invece meno diffuse all’interno dei programmi didattici del liceo (30%)», si legge nello studio. Emerge anche la coerenza tra l’indirizzo di studio e il settore nel quale l’attività di alternanza scuola-lavoro si è realizzata: i liceali maturano questa esperienza prevalentemente nel settore dell’istruzione e in quello dei servizi culturali, ricreativi e sportivi (rispettivamente 24% e 15%); i tecnici in misura maggiore nel settore delle attività manifatturiere e costruzioni e in ambito informatico, ricerca e servizi alle imprese (rispettivamente 18% e 16%); i professionali nel settore alberghiero e nel socio-sanitario (rispettivamente 19% e 14%).

Anche nel pinerolese si registra una tendenza simile, se non addirittura migliore, almeno, stando ai dati che abbiamo raccolto.

Diaconia valdese, in particolare, il Coordinamento opere valli, da tre anni ha dedicato, all’interno dell’ufficio Giovani e Territorio, una persona che fosse la referente dell’area scuole e, quindi, che  anche nei progetti di alternanza scuola-lavoro facesse da tramite tra le aziende e gli istituti. Così, si è creata la collaborazione e il lavoro che ha portato Susanna D’Amore, educatrice, a coordinare il lavoro e la comunicazione con il Liceo Scientifico di Pinerolo e con l’istituto “Alberti-Porro”, sempre a Pinerolo, con le aziende presso le quali i ragazzi e le ragazze hanno compiuto i loro percorsi, aiutata da una tutor formativa, così com’è previsto dalla legge. «I progetti di alternanza e la loro strutturazione specifica con ogni ragazzo o ragazza sono solo un ambito dell’area scuola. Il mio ruolo va nella direzione di presentarci al mondo delle scuole come un’entità unica con la volontà di offrire alle scuole esperienze di alternanza di qualità», ha raccontato Susanna, ospite in Tutto Qui, la trasmissione che si occupa di territorio su Radio Beckwith Evangelica. Abbiamo sentito anche le professoresse coinvolte che hanno confermato le parole di D’Amore: «Abbiamo avuto esperienze ottime, soprattutto con Diaconia con i ragazzi che hanno lavorato nella cura della persona e nell’assistenza di anziani o disabili», hanno spiegato Giulia Duò e Giancarla De Ferraris, professoresse e referenti dell’alternanza per l'Alberti-Porro e lo Scientifico.

Diaconia adesso ha la gestione di circa 80 tra ragazzi e ragazze tra le due scuole e solo in 5 casi gli studenti non sono stati soddisfatti del loro percorso. La legge prevede che i ragazzi nel corso dell’ultimo triennio di scuola superiore facciano 200 ore, nei licei, e 400 ore negli istituti tecnici-commerciali.

Questo è il primo anno in cui sono entrati a regime tutte e tre le leve. Il lavoro, dunque, è aumentato in questi tre anni ma adesso dovrebbe mantenersi stabile.

Abbiamo raccolto altre esperienze positive nel territorio. Il Museo regionale dell’emigrazione di Frossasco ha avviato percorsi simili. «Il nostro progetto si chiama Migranti di ieri e di oggi per far riflettere i ragazzi sui fenomeni migratori a 360 gradi, farli riflettere sui fenomeni che coinvolgono l’Italia e il Piemonte in entrata ma anche in uscita. Abbiamo lavorato con 8 tra ragazzi e ragazze del liceo classico avviando un ottima collaborazione con il professor Valter Careglio», spiega la direttrice del Museo Carlotta Colombatto, museologa e antropologa. «I ragazzi sono stati molto soddisfatti e io sono riuscita ad avere un valido aiuto per andare avanti con la catalogazione e l’inventario della biblioteca del museo. Ho insegnato loro a fare le guide che accompagnano i visitatori, che non pagano nessun biglietto, all’interno della mostra permanente del museo che racconta il viaggio e non solo dei nostri antenati piemontesi durante il periodo della grande migrazione tra otto e novecento e oggi cerca di attualizzare il fenomeno, organizzando un evento al mese e provando a fare educazione culturale alle nuove generazioni». Una valida e vincente collaborazione che anche qui ha visto i ragazzi unanimemente soddisfatti.

L’alternanza dipende, dunque, da come viene fatta e come da come viene seguita. Se fatta bene e di qualità, è un ottimo metodo educativo per le nuove generazioni.

 

Foto Carlotta Colombatto: i ragazzi e le ragazze dell'alternanza scuola lavoro al Museo regionale dell'emigrazione di Frossasco

 

 

 

 

 

 

 

 

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