Il torto subito da uno, è subito da tutti
14 dicembre 2017
Bill de Blasio e Sadiq Khan, due leader locali eppure globali
Secondo un vecchio adagio della medicina, la salute non è il risultato della «sterilizzazione», bensì dell’«immunizzazione». Per prevenire e contrastare i malanni, cioè, non si può vivere sotto una campana di vetro; occorre produrre gli anticorpi giusti. E in questo strano villaggio-mondo nel quale viviamo oggi vi possono essere leader, per l’appunto, globali, pur se non formalmente nazionali. Ѐ il caso di Sadiq Khan, sindaco di Londra, e di Bill de Blasio, appena confermato sindaco di New York. Rispetto all’America di Trump e alle stesse difficoltà dei dem Usa, accusati non di rado di rapporti troppo stretti con l’establishment (in senso lato), de Blasio rappresenta ben più di una speranza; incarna una chance, la possibilità di guidare e orientare in modo diverso una realtà assai complessa. Un po’ come il Primo cittadino di Londra, a dispetto del nebuloso quadro politico del Regno Unito e dei problemi nei quali si dibatte il Labour.
Il bello della democrazia, si direbbe. La quale potrebbe sembrare un’astrazione o un miraggio e un’utopia se non fosse per donne e uomini, e per idee, in grado di vincere la passività o l’indifferenza e di spronare gli altri e le altre a fare lo stesso. Si tratta, specie in certi momenti cruciali, di spezzare la logica prevalente e di mostrare che si può agire altrimenti. In fondo è stata questa la lezione di Rosa Parks e del pastore battista Martin Luther King: c’era un’alternativa al principio dell’«uguali ma separati» e alle pratiche di esclusione e di discriminazione che ne derivavano.
E vi sono concetti che ricorrono nei discorsi di tali leader globali: l’idea, ad esempio, che l’offesa o il torto subito da una minoranza è in realtà subito da tutti. Un modo di interpretare il carattere composito delle nostre società, il fatto di essere tutti più o meno in minoranza e, nel contempo, tutti meticci. Sì, tali leader riescono di solito a cogliere le difficoltà e le istanze di gruppi e comunità, spingendoli però a superare la logica del ghetto o dell’enclave e a portare il loro contributo a un discorso pubblico e condiviso. Forse è proprio qui la vera sfida del nostro tempo: coniugare particolare e universale, rispetto delle identità e capacità di tesserne di nuove. Ecco gli «anticorpi» rispetto alle secche nelle quali la democrazia rischia di arenarsi. E, con essa, l’idea stessa di libertà e di progresso.
Altra caratteristica di persone di tale levatura è di vivere il conflitto, pur inevitabile, in maniera originale, facendone un momento di crescita e di consapevolezza individuale e collettiva: si pensi alla nonviolenza, si guardi alle parole pronunciate da de Blasio rispetto alla linea di Trump.