La luce di Cristo illumina tutti
07 settembre 2017
Sono passati 10 anni dall'ultima Assemblea ecumenica europea. A che punto siamo? E' ora di fare un bilancio, prendendo spunto proprio dal documento finale scaturito da Sibiu. L’ editoriale di Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei)
Dieci anni fa, dal 4 al 9 settembre 2007, si svolgeva a Sibiu, in Romania, la terza Assemblea ecumenica europea sul tema “La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa”. All’Assemblea, promossa come le due precedenti (Basilea 1989 e Graz 1997) dalla Conferenza delle chiese europee (protestanti e ortodosse) e dal Consiglio delle conferenze episcopali (cattoliche) d’Europa, hanno partecipato 2.100 delegati delle varie chiese: più di cento solo dall’Italia.
Ci si potrebbe domandare se vale la pena di ricordare questo decennale; infatti pochi lo hanno fatto, e gli stessi organismi promotori non lo hanno ritenuto necessario. Forse perché, delle tre Assemblee ecumeniche europee, questa è stata la più difficile e la più sofferta, in quanto si è svolta in un periodo di crisi acuta dell’ecumenismo e si è conclusa con un messaggio finale che ha lasciato molti insoddisfatti. Tuttavia credo che sia un peccato passare sotto silenzio i dieci anni di Sibiu, perché nonostante le sue ombre questa Assemblea ha avuto anche molte luci – a cominciare proprio dall’insistenza sulla luce di Cristo. «È nostro compito – scriveva il papa Benedetto XVI nel suo messaggio ai partecipanti – far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la nostra luce, ma la luce di Cristo».
Vorrei perciò evidenziare alcuni aspetti positivi dell’Assemblea di Sibiu. Il primo lo abbiamo appena sottolineato: è la “testimonianza del potere trasformante” della luce di Cristo, una luce, si legge nel messaggio finale, che “è più forte delle tenebre” e che siamo chiamati a proclamare come una “speranza che avvolge completamente le nostre Chiese, tutta l’Europa e il mondo intero”. È da questa concentrazione su Cristo che anche oggi dobbiamo ripartire se vogliamo ridare slancio al movimento ecumenico.
Il secondo aspetto è quello di un’Assemblea concepita come un cammino, come un “pellegrinaggio ecumenico” a tappe, iniziato con un incontro a Roma – centro del cattolicesimo – nel 2006, uno all’inizio del 2007 a Wittenberg, la città di Lutero, e con molti incontri nazionali. L’intenzione era quella di valorizzare i doni delle diverse confessioni cristiane e di coinvolgere tutto il popolo di Dio nel cammino che sarebbe culminato con l’incontro di Sibiu, in un paese – la Romania – a maggioranza ortodossa ma in una città che è un crocevia di culture e di fedi, con importanti presenze protestanti e cattoliche. Questo “pellegrinaggio ecumenico” ha funzionato piuttosto bene nelle tappe preparatorie, ma alla fine forse l’Assemblea è stata vittima del suo stesso successo, nel senso che non è stata all’altezza delle speranze che aveva suscitato. Ma l’idea di compiere un “pellegrinaggio ecumenico” lasciandosi reciprocamente arricchire dai “doni” che le diverse tradizioni cristiane hanno ricevuto dal Signore resta ancora valida.
Infine, molte delle raccomandazioni contenute nel messaggio finale di Sibiu andrebbero rivalutate. Tra queste, l’insistenza sull’accoglienza dei migranti e rifugiati – tema su cui si era concentrato il documento della “tappa italiana” dell’Assemblea –; l’invito a proseguire il dibattito sul riconoscimento reciproco del battesimo; l’impegno per la lotta alla povertà a livello globale e per la giustizia ecologica. L’ultima raccomandazione del messaggio di Sibiu è quella di dedicare il periodo che va dal 1° settembre al 4 ottobre alla preghiera per la salvaguardia del creato e “alla promozione di stili di vita sostenibili per contribuire a invertire la tendenza del cambiamento climatico”: è il “Tempo del Creato” che stiamo celebrando proprio in questi giorni.
Sono passati dieci anni dalla terza Assemblea ecumenica europea: nonostante le sue molte ombre, non vorremmo che fosse l’ultima! Purtroppo, per ora, la convocazione di una quarta Assemblea non è all’ordine del giorno, anche se il mutato clima ecumenico che caratterizza il pontificato di Francesco ci fa sperare che la situazione possa sbloccarsi. Intanto, alla base, vari movimenti di “laici”, riuniti in una “Convenzione cristiana europea” (European Christian Convention) stanno lanciando l’idea di una sorta di “Kirchentag europeo”, un grande raduno dei cristiani di tutte le chiese. Non possiamo che augurarci il successo di questa iniziativa.