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Wow! Pow! How? Un tempo prezioso che Dio ci ha regalato

Una valutazione a conclusione delle terza esperienza di Effee negli Stati Uniti

Trovarsi in un incontro pastorale per confrontarsi a partire da queste tre parole, WOW, POW, HOW, mi è capitato in Arizona, una delle tappe del mio viaggio come coordinatrice del programma Effee (Esperienza di formazione e fraternità ecumenica all’estero).

«Wow» – per raccontare agli altri la cosa più bella che era successa nell’ultimo periodo di lavoro pastorale.

«Pow» – per condividere ciò che aveva creato maggiore difficoltà e tristezza nello svolgimento del proprio ministero.

«How» – per chiedersi come, in che modo era stato possibile sperimentare Dio in questa fase di servizio nella chiesa, nella propria vita.

Ora che sono rientrati tutti e cinque i pastori che hanno potuto partecipare a Effee nel 2017, vorrei condividere le mie riflessioni sul programma finanziato e accompagnato dai nostri amici della American Waldensian Society a partire da queste tre parole.

Che cosa mi ha fatto dire «Wow!» quest’anno? Che tutti e cinque i nostri pastori si sono sentiti davvero benedetti durante i loro due mesi trascorsi negli Stati Uniti. Sia per le esperienze ecclesiastiche e di fede intensamente vissute insieme a fratelli e sorelle statunitensi, portando a casa nuovi stimoli e nuove idee per il proprio ministero, sia per il tempo di «sosta», di riflessione, lontano dai mille doveri quotidiani, per attingere nuove forze e una maggiore consapevolezza sulla propria vita e identità pastorale. Wow era stata anche, come è stato in tutti e tre gli anni di Effee, la grande accoglienza offerta ai nostri pastori, da parte delle chiese locali ospitanti e da parte dei nostri colleghi americani che li hanno seguiti come tutors locali.

Che cosa, invece, ha provocato la sensazione di un «Pow» in me? Certo, parlando più in generale, il fatto di trovarsi in un paese che da un lato ha una grandissima cultura del Welcome e che dall’altro, ora, si trova in una fase politica segnata pesantemente dall’ostilità nei confronti di chi è diverso, di chi non è un maschio bianco etero, possibilmente cristiano. Persino il nostro gruppo di pastori, riunito per un incontro di valutazione intermedia a Valdese nella Carolina del Nord, seduto sul pulmino della «Waldensian Presbyterian Church», fermo dal benzinaio, ha subito un controllo piuttosto brusco da parte di un poliziotto che ci chiedeva chi eravamo, dove stavamo andando e che cosa eravamo venuti a fare! Un «Pow» vissuto durante il nostro incontro-confronto a Valdese, condotto, insieme a me, dal direttore Francis Rivers, dalla pastora Kellie Browne e da Luciano Kovacs dell’Aws, egregiamente organizzato nei minimi dettagli, per ciò che riguarda la logistica, dalla segretaria dell’Aws Sheila Young, è stato il fatto di evidenziare in maniera molto forte un elemento riscontrato nella cultura americana, nelle chiese, tra i colleghi: quello del riconoscimento ufficiale e reciproco di ciò che si fa, spesso carente oppure del tutto mancante, invece, qui da noi in Italia.

Ecco perché durante il culto condiviso con la comunità presbiteriana di Valdese domenica 12 marzo, alla fine della «retreat», i nostri cinque pastori hanno ricevuto un attestato sulla loro partecipazione a Effee, come momento importante di formazione professionale e personale. Un piccolo pezzo di carta sembra poco, ma esprime un riconoscimento che è essenziale per la nostra salute mentale e fisica. Non dimenticherò mai ciò che ho appreso, qualche anno fa, durante un aggiornamento su «salute e lavoro» e cioè che la causa maggiore degli infarti, ad esempio, non è uno stile di vita sbagliato, ma è il mancato riconoscimento per ciò che si fa.

Concludo con «How». Come, in che modo abbiamo potuto sperimentare la presenza di Dio? Per me la risposta è questa: Dio ci ha regalato del tempo davvero prezioso con Effee, e come gruppo, in modo particolare, a Valdese durante le riflessioni condivise. Abbiamo discusso tanto, con grande franchezza, con sincerità, con serenità, abbiamo riso tantissimo, c’era tanto affetto e stima reciproca. È stato un momento alto di comunione fraterna. E per questo sono infinitamente grata a Dio e a tutti coloro che c’erano e a chi ci ha dato questa occasione bellissima di Effee.

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