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Una «Voce unica e profetica» post-Ue?

Al convegno della Kek nella Capitale scozzese, rappresentanti religiosi giunti «da ogni angolo delle isole britanniche» hanno discusso di Brexit

A seguito dell’attivazione – dopo la ratifica del Trattato di Lisbona nel 2009 – dell’articolo 50 che prevede il recesso volontario e unilaterale di un paese dall’Unione europea e utilizzato «dall’Inghilterra referendaria» per uscirne definitivamente, l’amministrazione comunale di Edimburgo e la Chiesa metodista inglese, hanno deciso di ospitare i rappresentanti religiosi provenienti «da ogni angolo delle isole britanniche» e d’Europa. L’intento era quello di capire come poter servire e rivolgersi, nel migliore dei modi, alle future necessità spirituali e sociali di coloro che vivranno il post-Ue.

Una conferenza di due giorni – ricorda il sito www.churchofscotland.org.uk – promossa dalla Conferenza delle chiese europee (Kek), dall’Azione delle chiese unite di Scozia (Acts), Churches Together in Gran Bretagna e Irlanda (Ctbi), che si è conclusa lo scorso 10 aprile.

Diversi «punti di vista» hanno arricchito un dibattito intenso, non privo di tensioni, su un tema delicato: come poter raggiungere «un’unica Voce profetica nella nuova Inghilterra» post Brexit e in Europa.

Il responsabile per l’ecumenismo presso la Chiesa d’Inghilterra Canon Jeremy Worthen, ha sottolineato la necessità di pianificare nel contesto attuale «in continua trasformazione» un «nuovo approccio» in tema di relazioni ecumeniche.

Visione condivisa da Kenneth Milne, in rappresentanza del Consiglio irlandese delle Chiese, che ha espresso «preoccupazione» per il futuro: «questo processo di trasformazione negli assetti politi e economici – ha detto Milne – potrebbe mettere a rischio i progressi fatti per allentare le tensioni nell’Irlanda del Nord».

Per Alec Edwards, di Churches Together in Galles, le chiese del Regno Unito avrebbero bisogno, ora più che mai, di capire se sono in grado «di mettere da parte le differenze per affrontare i mali del mondo? Abbiamo bisogno di stare insieme, uniti. Siamo ancora troppo frammentati».

Richard Frazer, del Consiglio Chiesa e società della Chiesa di Scozia, ha ricordato quanto sia «importante confrontarsi tra chiese e quanto sia altresì importante poterlo fare rappresentando le società in cui le nostre chiese operano. Dobbiamo valorizzare la pluralità di voci e le necessità urgenti che ci vengono comunicate. Non possiamo rappresentare solamente coloro che operano all’interno delle istituzioni delle chiese», ha chiosato Frazer.

L’evento rientrava nella serie di incontri promossi in tutta Europa dalla Conferenza delle chiese europee (Kek) per capire «Quale futuro per l’Europa?», poter immaginare. Una serie di appuntamenti in previsione dell’Assemblea prevista nel 2018 a Novi Sad, in Serbia.

Materiale utile è scaricabile visitando il sito della Chiesa metodista inglese.

Immagine: via www.churchofscotland.org.uk

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