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Le reazioni delle chiese ai tragici fatti di sangue di questi giorni

Dalla Svezia alla tragica Domenica delle Palme in Egitto, il mondo sgomento nella settimana che conduce alla Pasqua

Sangue e morte in Egitto in una giornata fortemente simbolica per tutto il mondo cristiano. Circa duemila persone si trovavano nella chiesa Mar Girgis di Tanta, sul delta del Nilo, per celebrare la Domenica delle palme quando un’esplosione vicino all’altare ha dilaniato cose e persone. E mentre si cominciavano a contare i morti e a prestare i primi soccorsi, è stato compiuto il secondo attacco: questa volta ad Alessandria, sul sagrato della chiesa copta di San Marco, sede storica del patriarca copto Tawadros II. Al momento sarebbero 18 i morti e una quarantina di feriti.

Molti i leader religiosi che hanno espresso condanna per questo ennesimo atto di estrema volenza.

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), rev. Olav Fykse Tveit, ha espresso profondo dolore e ha rivolto le condoglianze e le preghiere alle famiglie delle vittime, ai feriti e a tutto il popolo d’Egitto.

«Di fronte a questa brutalità –ha detto Tveit –la famiglia umana, tutte le persone di fede e di buona volontà, devono stare unite per tornare ad impegnarsi a favore del rispetto, della cura e protezione reciproca, e della prevenzione di tale violenza».

Il Consiglio ecumenico delle chiese ha chiesto al presidente Abdel Fattah al-Sisi d’Egitto, ai leader religiosi e ai governi di tutta la regione «di agire rapidamente e con coraggio per salvaguardare i diritti religiosi fondamentali dei fedeli di tutte le fedi, per garantire la sicurezza contro la violenza, e la giustizia a tutti i popoli. I luoghi di culto che rappresentano le diverse tradizioni religiose sono diventati oggetto di violenze da parte degli estremisti».

Tveit ha aggiunto che «il Cec chiede in particolare ai leader religiosi e nazionali di sostenere le persone in Egitto che affermano la vita e si impegnano nel contrastare le tendenze negative attraverso mezzi pacifici, come il dialogo e il partenariato tra cristiani e musulmani in Egitto e in tutto il mondo».

L’attacco è stato condannato anche dall’egiziano Al-Azhar, la più alta autorità islamica sunnita in Egitto.

L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha commentato su Twitter: «Poiché siamo in prossimità della Pasqua invochiamo per vittime la giustizia della croce, la speranza e la guarigione della risurrezione». E sul profilo della Chiesa d’Inghilterra è stata condivisa una preghiera di cordoglio.

A poche ore dagli attacchi il vescovo Angaelos, vescovo generale della Chiesa copta ortodossa, ha commentato su Twitter: «15 morti a #Tanta #CopticChurchBombing. Possano essere accolti con gioia nella Gerusalemme celeste come Cristo. Preghiamo per la comunità». E poco dopo, riferendosi al secondo attentato ad Alessandria: «Una giornata di incredibile prova per i cristiani d’Egitto. Preghiamo per tutti i fedeli che si trovano lì».

Dura condanna anche di Andrea Zaki, presidente delle Chiese protestanti d’Egitto. «Questo terrorismo mira a creare paura tra i cristiani e a impedire loro di andare in chiesa», ha dichiarato a Christian Today. «Ma lavoreremo insieme in solidarietà con lo Stato, con i musulmani, con il Papa Tawadros II, e con tutti i cristiani per combattere il terrorismo e portare l’Egitto alla stabilità».

Un ospedale a Tanta, gestito dal Sinodo Presbiteriano del Nilo, ha aperto le sue porte e ha accolto un terzo dei feriti, ha riferito Zaki. «Durante questa settimana di sofferenza di Gesù, noi pregheremo Dio di dare alle famiglie dei martiri protezione, guarigione, e conforto».

Nader Wanis, direttore del Centro Culturale Arkan ad Alessandria, stava seguendo il culto presso la Cattedrale anglicana, situata solo due strade oltre la chiesa di San Marco, quando la bomba è esplosa. Wanis ha chiesto ai copti di mantenere la calma, in particolare ha invitato i membri giovani musulmani del Centro Arkan a discutere su cosa si può fare insieme. «I Copti sono frustrati e arrabbiati, e non sanno cosa fare. Tutto quello che possono fare è promuovere la pace».

Alcuni giorni prima è stata la Svezia ad essere al centro delle cronache a seguito del drammatico attentato nella capitale del paese.

La Conferenza delle Chiese europee (Kek) si unisce ai leader della Chiesa svedese, europea, e mondiale nel condannare quest’atto di volenza mortale che ha sconvolto la pace di Stoccolma il 7 aprile e ha provocato la morte di innumerevoli persone. Le nostre preghiere sono per il popolo della Svezia, per coloro che hanno dato soccorso, per gli amici e le famiglie di coloro che sono morti, e per i nostri membri e partner nella Chiesa di Svezia, nella Chiesa unita di Svezia, e nel Consiglio cristiano di Svezia.

Il Consiglio interreligioso svedese ha chiesto una risposta pacifica, «Nella nostra religione, c’è un’etica che sottolinea l’onestà, la giustizia, l’importanza di prendersi cura degli altri e di adoperarsi per il bene comune. Le persone di diversa appartenenza religiosa hanno convinzioni diverse, ma sono unite nella ricerca del bene».

In una dichiarazione pubblica, l’Arcivescovo di Svezia Antje Jackelén ha osservato, «Sgomento, paura, rabbia, disperazione, tristezza, inquietudine – possiamo reagire in molti modi diversi. Ma sicuramente abbiamo in comune la volontà di ricercare la reciproca vicinanza, l’impegno per il bene e la resistenza al male».

«Due grandi città del Mar Baltico - Stoccolma e San Pietroburgo - sono unite questa settimana nel dolore causato dagli attacchi terroristici che colpiscono il popolo pacifico», ha detto il segretario generale della Kek, padre Heikki Huttunen. «Preghiamo per una risposta unitaria nella costruzione di un’Europa che sia una casa comune, sicura e che si prenda cura di tutti i suoi abitanti».

Immagine: Di Athanasius 77 - Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9458402

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