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Pastori e pastore: possono intervenire su argomenti vari?
27 febbraio 2017
Una riflessione a partire da un dibattito radiofonico in Svizzera
Articolo: tratto da Protestinfo
Devono intervenire, oppure no, gli esponenti ecclesiastici su questioni che non sono strettamente ecclesiastiche? A porre la domanda è la presa di posizione di un economista svizzero, segnalata da Joël Burri su Protestinfo del 23 febbraio. Nel corso di una trasmissione radiofonica l’economista Beat Kappeler aveva espresso la convinzione che gli ecclesiastici fanno derivare le proprie prese di posizione da una situazione un po’ particolare, proprio in quanto «amministrano la religione». Per questo, proseguiva il discorso, «dovrebbero astenersi dall’intervenire al di fuori del loro ambito».
L’occasione era una puntata di Forum, della Radio televisione svizzera, due giorni prima, nel corso della quale oltre a Kappeler, che è anche opinionista e autore di diversi libri, era presente il teologo e biblista Daniel Marguerat. Questi ribatteva che, anzi, a volte «le prese di posizione delle Chiese si limitano a un “assordante silenzio”». Nello specifico – riferisce l’articolo – Marguerat chiariva che «l’economia non è solo questione monetaria, né solo la produzione di manufatti a partire dalle materie prime. Essa tocca l’“umano” in maniera considerevole, lo può arricchire o impoverire, e qualche volta lo uccide».
La riflessione di Joël Burri parte dalla constatazione che in una società secolarizzata come l’attuale ci si aspetti ancora un peso politico non trascurabile dalle affermazioni delle persone di chiesa. Come Marguerat, anzi, egli lamenta che non accada più spesso che le chiese difendano le persone «in una società sempre più disumanizzata».
Tuttavia, e questa è la parte di ragionamento ancora più interessante, nell’anno «giubilare» della Riforma, conviene ricordare che «Lutero ha contestato l’autorità della gerarchia ecclesiastica. Per il riformatore tutti i credenti sono uguali: pastori, diaconi sono al servizio di una comunità più che esserne la guida». E ancora: «il ministro di culto ha il compito di sollecitare a una vita di fede, non quello di orientare la vita dei suoi membri di chiesa. E il membro di chiesa ha il diritto di non essere d’accordo».