L’impegno della Chiesa evangelica greca per i rifugiati
25 novembre 2016
Accoglienza ma non solo di fronte ad un’emergenza dai numeri biblici
Tutto è iniziato con semplici gesti di ospitalità e da allora è diventata una missione capace di cambiare la vita anche di chi la compie, non soltanto di chi la riceve.
L’arrivo di migliaia e migliaia di profughi dal Medio Oriente oramai più di un anno fa ha profondamente colpito i membri della Chiesa evangelica greca spingendoli all’azione. Già impegnati in questi anni ad assistere la popolazione greca alle prese con una terribile crisi economica, i responsabili evangelici del paese non potevano ignorare le condizioni orribili che affrontano i migranti nei campi di fortuna allestiti alla bene e meglio.
«Erano nel bel mezzo del nulla in uno spazio totalmente aperto. Una situazione terribile» racconta Alexandra Nikolara, anziana di chiesa a Katerini e coordinatrice del locale programma per i rifugiati.
I membri di chiesa della chiesa evangelica proprio di Katerini e di Neos Mylotopos, paesi con una popolazione di gran lunga inferiore rispetto al numero delle persone presenti nei campi limitrofi, hanno iniziato la loro assistenza fornendo generi di prima necessità. A ciò hanno aggiunto un’attività informativa per aiutare i nuovi arrivati a raccapezzarsi con una lingua fra l’altro sconosciuta, e infine hanno provveduto a creare una connessione internet che consentisse ai presenti di contattare i propri cari e di informarsi su spostamenti e altre questioni. La rete di volontari è andata sviluppandosi rapidamente così come le forniture di donazioni provenienti anche dalle chiese sorelle di tutto il mondo.
«All’inizio erano poche anche le Organizzazioni non governative – spiega Savvas Anastasiou, anziano di chiesa di Mylotopos – per cui abbiamo dovuto improvvisare molto. Durante le visite ci siamo resi presto conto che il numero di ospiti dei campi era assai superiore rispetto all’effettiva capienza. Avevano bisogno di una tregua da tante difficoltà, così, con il permesso dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati abbiamo potuto invitare molti di loro nelle nostre case per un pasto, un bagno caldo e per lavare i vestiti».
«Ma quindi abbiamo deciso di non riportarli indietro nei campi – continua Nikolara con un sorriso-. Volevamo fare di più per loro, ecco come tutto ha avuto inizio».
Da allora 100 rifugiati fanno parte di un programma di accoglienza proprio a Katerini, con l’obiettivo di aiutare in maniera professionale e a 360° queste donne e queste uomini a compiere il loro percorso, sia esso in Grecia o altrove.
Sono soprattutto i soggetti più vulnerabili quelli su cui si concentrano le attività della Chiesa evangelica greca: madri e bambini su tutti, he ora vivono in appartamenti in affitto nel piccolo centro abitato. Uno staff di sette persone guidato da una commissione composta da tre anziani di chiesa si sta concentrando su vari aspetti: spirituali, finanziari e di gestione complessiva. Oltre al cibo e all’alloggio, la chiesa provvede alla fornitura di cure mediche e all’assistenza legale, oltre ad organizzare corsi per l’apprendimento della lingua.
«Il Signore ha toccato le nostre vite attraverso queste persone, e ci sentiamo onorati di ciò – racconta Yannis Yfantidis, pastore della locale chiesa. Sono entrate a far parte delle nostre famiglie e spero che si ricorderanno di questo in futuro».
Simile la situazione a Mylotopos, con due dozzine di persone ospitate in alloggi nel paese.
«Questa emergenza ha coinvolto tutti gli abitanti – prosegue Anastasiou-. All’arrivo dei profughi molta gente aveva paura, ma sono gli stessi che ora ci chiedono di portarne altri qui. Abbiamo messo in pratica ciò in cui crediamo e che predichiamo dal pulpito, cioè aiutare il nostro prossimo, e attraverso questo servizio mostrare quelle che dovrebbero essere le azioni di tutti i cristiani».
Lo stesso spirito e la stessa dedizione si esprimono a Salonicco, seconda città più grande della Grecia., dove la chiesa evangelica sta aprendo un grosso centro diurno che diventerà un punto di riferimento soprattutto alimentare per le tante donne e uomini che vagano per le vie del centro in attesa di comprendere il proprio destino.
Con una stima di circa 60 mila rifugiati ancora presenti su suolo greco e la lentezza dell’Unione europea nel trovare finalmente soluzioni valide e condivise il lavoro della diaconia evangelica continuerà anche in futuro. Aiuti economici e volontari sono ovviamente assai ben accolti dalla Chiesa evangelica greca. Offerte e richieste di informazioni sul sito www.gec.gr