Francia, verso una laicità di Stato?
24 novembre 2016
Il pastore Schlumberger: «Sempre più difficile far sentire la nostra voce in pubblico»
Da una quindicina d'anni è cambiata la concezione della laicità in Francia. Parola del pastore Laurent Schlumberger, presidente dell'Epudf, la Chiesa protestante unita di Francia. «Non è facile oggi per i protestanti francesi, peraltro poco numerosi, essere dei testimoni dell'Evangelo – ha detto Schlumberger a Protestinfo – Alle spalle abbiamo una storia dolorosa di espressione della fede nello spazio pubblico che va di pari passo con un forte attaccamento alla laicità. Ma ora le cose stanno cambiando».
E' proprio il concetto di laicità, secondo il presidente dell'Epudf, che si sta restringendo. «Fino a poco tempo fa, la concezione liberale della laicità era perlopiù accettata da tutti – ha spiegato – ma adesso, per una serie di ragioni, il posto delle religioni nello spazio pubblico è diventato incerto».
E' infatti in crescita il numero di chi vorrebbe non soltanto una laicità di Stato ma una laicizzazione della società, con la conseguente scomparsa di tutto ciò che ha a che fare con religione e spiritualità. «Bisogna lottare contro questi tentativi di rendere neutro lo spazio pubblico – ha affermato Schlumberger – continuando innanzitutto ad occuparlo con le nostre convinzioni e poi ribadendo il diritto di tutti coloro che parlano di trascendente a prendere parola in pubblico».
«Non bisogna dimenticare – ha detto ancora Schlumberger – che la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino è stata promulgata in Francia nel 1789 “sotto gli auspici dell'essere supremo”, quindi con la convinzione che non esiste democrazia possibile senza un luogo che ciascuno può occupare con le sue convinzioni personali». Cosa che, a quanto pare, in Francia è diventata sempre più ardua. Qualche esempio di restrizione della laicità? Schlumberger non ha esitazioni: «Fino a una quindicina d'anni fa non avevamo nessun problema a ottenere delle sale per eventi legati alla fede ed eravamo ricevuti in Comune in occasione dei nostri Sinodi, mentre adesso è molto più difficile». «A volte abbiamo perfino la sensazione che le trasmissioni religiose sui canali del servizio pubblico abbiano un futuro incerto», ha concluso il presidente dell'Epudf.