Colpo di scena: la Chiesa anglicana canadese è favorevole al matrimonio gay
Intanto in Inghilterra, le chiese riformate celebreranno matrimoni omosessuali
Fonte Riforma/Nev
Colpo di scena al sinodo degli anglicani del Canada, in corso a Richmond Hill (Ontario). A proposito delle unioni gay, ad un primo conteggio, l’11 luglio, era venuto fuori il risultato opposto: no ai matrimoni fra persone dello stesso sesso. Ma il giorno successivo, ad una verifica più accurata, l’esito della votazione è stato ribaltato, con 155 voti a favore , 68 contrari e 3 astenuti. Perché la risoluzione passasse, era necessaria una maggioranza di due terzi di ciascun gruppo di delegati (vescovi, preti, laici) componente l’assemblea.
Questa infine la conclusione di un dibattito che va avanti da tre anni nella Chiesa anglicana canadese e che è stato alimentato in questi ultimi giorni da 60 interventi in sinodo. La Chiesa anglicana del Canada si allinea dunque alla legge in vigore nel Paese, che autorizza il matrimonio omosessuale dal 2005. Circa 1,6 milioni di canadesi si dichiarano anglicani. La discussione sul tema rimane comunque “calda” all’interno delle diverse denominazioni della Comunione anglicana: nel gennaio scorso, infatti, quest’ultima aveva sanzionato la Chiesa episcopale negli Stati Uniti, per aver ammesso le unioni gay, proibendole di rappresentare la Comunione stessa nelle istanze ecumeniche per i prossimi tre anni.
Intanto, in Gran Bretagna, la Chiesa riformata unita (Urc) celebrerà e registrerà matrimoni di coppie dello stesso sesso. A deciderlo i membri dell’Assemblea generale dei riformati inglesi (Southport, 8-11 luglio), con una votazione che ha visto 240 favorevoli e 21 contrari, superando la necessaria soglia della maggioranza dei due terzi. «Oggi la nostra chiesa ha preso un’importante decisione giunta dopo un lungo periodo di riflessione», ha dichiarato John Proctor, segretario generale della Urc. La proposta era stata infatti già discussa nel 2014 e, successivamente, in un’Assemblea esclusivamente dedicata al tema, suscitata dall’introduzione nella legislazione inglese dei matrimoni gay. Il voto dello scorso 9 luglio è stato quello definitivo e, nonostante la chiara maggioranza raggiunta, «sarà accolto da alcuni con gioia, da altri con disagio», ha ammesso Proctor. Nelle varie fasi del dibattito è infatti emersa l’impossibilità di raggiungere una decisione condivisa dall’interezza della chiesa. «Per questo la mozione approvata dall’Assemblea permette alle chiese locali che lo ritengano di celebrare matrimoni omosessuali, ma non obbliga a farlo quelle che invece sono contrarie. E sia le une che le altre rimarranno pienamente chiese dell’Urc», ha chiarito Proctor. Con questa decisione la Urc diventa la più grande denominazione della Gran Bretagna a celebrare matrimoni gay. Tra gli altri temi affrontati dall’Assemblea generale dei riformati inglesi, la crisi dei profughi, la Brexit, i rapporti ecumenici, in particolare con la Chiesa d’Inghilterra.