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Dalla padella alla brace

In una conferenza stampa varie Ong denunciano le violenze cui i cristiani sono sottoposti nei campi profughi in Germania

Decine e decine di rifugiati cristiani o appartenenti ad altre minoranze non musulmane soffrono di discriminazioni, subiscono minacce e violenze, anche sessuali, all’interno dei centri di accoglienza in Germania. Sono varie le organizzazioni per i diritti umani ad aver denunciato queste aggressioni provocate da profughi o addetti alla sicurezza di religione islamica.

Accompagnato da varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani, fra cui Aed (Aiuto alla chiesa che soffre), Markus Rode dell’organizzazione “Portes Ouvertes” ,(una missione cristiana che aiuta e supporta i cristiani perseguitati a causa della loro fede che opera in più di 60 paesi dove il cristianesimo è scoraggiato o oppresso) ha denunciato in una conferenza stampa questa tendenza di cui poco si parla, ad avviso suo per non suscitare reazioni xenofobe. “Portes Ouvertes” fa parte del coordinamento dei cristiani d’Oriente in pericolo (Chredo), che raggruppa varie realtà religiose e laiche operanti nella regione medio orientale.

Presentando la scorsa settimana a Berlino l’inchiesta “Persecuzione contro i cristiani in Germania” Rode ha denunciato il clima di paura in cui sono costretti a vivere i fedeli cristiani alloggiati nei centri di accoglienza. I dati arrivano da un sondaggio cui sono stati sottoposti alcune centinaia di migranti cristiani, provenienti per lo più da Siria e Afghanistan. L’88% ha ammesso di aver subito discriminazioni e molestie a causa della propria fede e oltre la metà afferma di aver avuto problemi con le guardie dei campi, per lo più di fede islamica.

Il 42% degli intervistati ha patito ingiurie, il 37% ha ricevuto attacchi fisici e il 43% ha subito minacce di morte.

Le donne, che sono riuscite a fuggire dalla schiavitù sessuale dello Stato Islamico hanno affermato di aver incontrato nei campi molti dei loro ex torturatori, secondo quanto riportato da Karl Hafen, presidente della Società internazionale per i diritti umani (Igfm) con sede a Francoforte. L’Igfm segue prioritariamente le sorti della minoranza yazida in Iraq.

«Ho visto famiglie cristiane lasciare la Germania a causa delle minacce subite» ha raccontato Paulus Kurt del Consiglio centrale dei Cristiani d’Oriente in Germania. Un rifugiato siriano, Fadi S. ha raccontato scioccato di aver incontrato nel campo gli stessi fondamentalisti da cui era fuggito.

La Conferenza episcopale tedesca aveva già da tempo attirato l’attenzione sul fenomeno. A Berlino Gottfried Martens, pastore della Chiesa evangelica luterana indipendente (Selk), una piccola chiesa confessante che non è membro dell’Ekd, la Chiesa evangelica in Germania, si dice stupito nel vedere trattati i casi citati come fenomeni isolati.

Hafen ha richiesto una maggiore presenza di traduttori non musulmani e una percentuale maggiore di guardie non musulmane, a cui sommare la creazione di un team cristiano di riferimento cui i migranti possano rivolgersi in caso di necessità.

Dagli ultimi dati resi noti dalla polizia tedesca sono almeno 369 i terroristi potenziali identificati in mezzo al flusso di migranti in entrata in Germania. In 40 casi una procedura preliminare è già stata avviata.

Tradotto da cath.ch

Foto: By DFID - UK Department for International Development - Refugee children from Syria at a clinic in Ramtha, northern Jordan, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30786714

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