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«Resistere al fanatismo»

In una lettera aperta cinquanta leader religiosi statunitensi si schierano apertamente contro Donald Trump

«Chiamati a resistere al fanatismo. Una dichiarazione di obbedienza fedele» è il titolo di una lettera aperta che una cinquantina di leader religiosi statunitensi ha pubblicato, schierandosi apertamente contro il candidato repubblicano Donald Trump. Per i leader religiosi non si tratta della partecipazione ad un semplice dibattito elettorale in cui i cristiani possono legittimamente avere diverse opinioni. Si tratta di un momento in cui è necessario verificare la propria fede.

I leader religiosi scrivono che, quando si entra nella sfera pubblica, occorre vigilare per non essere strumentalizzati dalla politica o dai politici, ed evitare che la fede sia utilizzata per scopi di parte.

Ciascun cristiano ha le proprie convinzioni politiche e farà la propria scelta al momento delle elezioni, come è giusto che sia in una società democratica e civile. Eppure, vi sono dei significativi momenti della storia in cui i cristiani – dinanzi a realtà politiche che minacciano l’integrità fondamentale della fede cristiana e il benessere della società stessa – devono prendere posizione.

Senza giri di parole i leader scrivono: «Noi, firmatari di questa dichiarazione, crediamo che questo sia uno di quei momenti, e che le chiese di questo paese, e il nostro paese stesso, affrontino oggi una seria minaccia morale. Stiamo vedendo i valori peggiori della nostra nazione e la sua storia presentati attraverso un messaggio e uno stile volgare. L’appello chiaro al fanatismo razziale, religioso, e di genere – che è sempre serpeggiato nella politica americana – viene ora portato alla ribalta pubblica».

Trump è un «candidato demagogico» e il suo messaggio è «una minaccia per i valori della nostra fede e per la salute della nostra democrazia». Il magnate repubblicano è accusato di promuovere il fanatismo razziale e religioso, di non rispettare la dignità delle donne, di danneggiare il discorso pubblico civile, di offendere la decenza morale, e di cercare di manipolare la religione.

«Questa non è la solita politica, ma piuttosto una crisi morale e teologica, e quindi siamo costretti a prendere la parola come leader di fede».

Non che gli altri candidati di altri schieramenti si salvino, ma Trump «sta portando i peggiori istinti della nostra nazione alla ribalta politica, rendendo evidente ciò che è spesso nascosto, ed esplicito ciò che è spesso implicito».

Il documento afferma che la «Demagogia razziale e religiosa esplicita e volgare di Trump rappresenta un pericolo, ma è anche un’opportunità per esporsi pubblicamente e per resistere al peggioramento dei valori americani».

Dinanzi ad un messaggio così contrario ai valori cristiani, le fedi possono fare la propria parte. In particolare le comunità religiose devono saper raggiungere tutti coloro che per motivi economici, ma anche ideologici e razziali, sono marginalizzati ed devono essere pronti ad ascoltare, imparare, e servire.

Donald Trump, proseguono i firmatari, «sta manipolando questa rabbia a proprio vantaggio, a scapito del bene comune. Egli sta spudoratamente utilizzando il risentimento razziale, la paura e l’odio - sempre pericolosamente presenti nella nostra società - per alimentare un movimento contro l’altro, prendendo di mira le altre razze, le donne, le culture, le etnie, le nazioni e le religioni». Ma tutto ciò è contrario all’evangelo di Gesù Cristo.

Per i leader religiosi non si tratta di un semplice dibattito elettorale in cui i cristiani possono avere diverse opinioni politiche. Si tratta di un momento di verifica sulla verità cristiana e sul discepolato. La storia ha già registrato momenti in cui le chiese hanno confessato pubblicamente le verità della fede, in modo da prendere le distanze da movimenti politici, che rappresentavano un attacco subdolo e pericoloso al Vangelo. «Messaggi incendiari di fanatismo razziale, religioso e nazionalista esigono la resistenza confessionale da parte dei cristiani che credono che l’immagine di Dio sia la stessa in ogni essere umano. Noi riteniamo di essere chiamati ad amare Cristo nell’incontro con l’altro… Il razzismo è un peccato contro lo Spirito Santo, che si oppone apertamente all’opera di Dio nel mondo».

Tra le righe il richiamo è alla resistenza della Chiesa confessante ai tempi del regime nazista. E infatti, il documento cita le parole del pastore e teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer che una volta scrisse: «Il silenzio di fronte al male è esso stesso male: Dio non ci considererà senza colpa. Non parlare è parlare. Non agire è agire». Così anche noi siamo chiamati a parlare e agire, dai pulpiti e nei gruppi di preghiera in tutta la nazione, dichiarando, in parole e opere, di essere contrari alle azioni di intolleranza e di odio, non in quanto gruppo politico o voce di parte, ma in quanto discepoli di Gesù Cristo. Non possiamo fare altrimenti».

Il documento porta in appendice un elenco di dichiarazioni e azioni offensive compiute da Donald Trump.

Tra i firmatari: Jim Wallis, fondatore di Sojourners; Shane Claiborne, direttore del Red Letter Christians; rev. Jim Winkler, presidente e segretario generale del National Council of Churches; dr. Otis Moss III, della Trinity United Church of Christ; dr Frank Yamada, presidente del McCormick Theological Seminary; padre Richard Rohr, fondatore del Centre for Action and Contemplation; il dr. Steve Schneck, direttore dell’Institute for Policy Research and Catholic Studies at the Catholic University of America; e Marie Dennis, copresidente di Pax Christi International.

Foto: via istockphoto.com

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