Uccisi due attivisti per i diritti umani di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali
27 aprile 2016
L’omicidio avvenuto a Dacca il 25 aprile scorso è stato prontamente denunciato da Human Rights Watch, l’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani
La sera del 25 aprile 2016, la polizia ha trovato in un appartamento di Dacca, capitale del Bangladesh, i corpi senza vita di Xulhaz Mannan e Tonoy Mahbub, due noti attivisti per i diritti umani di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT). In particolare Mannan, gay dichiarato, era editore di «Roopban», prima rivista sulle questioni LGBT del Bangladesh, pubblicata dal 2014.
I due omicidi seguono una serie di attacchi mirati a colpire scrittori, educatori, blogger e redattori che per le loro posizioni laiche e liberali sono divenuti bersaglio di gruppi religiosi radicali. Con l’uccisione di Mannan e Mahbub, arriva a nove il numero di difensori della laicità e dei diritti delle minoranze ammazzati in Bangladesh nel 2016.
Immediata la denuncia di Human Rights Watch che ha chiesto alle autorità locali di indagare immediatamente sulle due uccisioni.
«Il massacro di due uomini che sostengono i diritti fondamentali della comunità LGBT del Bangladesh esige una approfondita indagine, volta a perseguire i responsabili», ha detto Meenakshi Ganguly, direttore di Human Rights Watch - Asia meridionale. «Il governo deve proteggere gli attivisti e porre fine all’impunità che lega questa catena di orribili omicidi».
Finora l’azione del governo è stata del tutto inadeguata. Gruppi religiosi estremisti, che hanno rivendicato la responsabilità degli omicidi, hanno pubblicato una lista nera di attivisti e blogger. A questi ultimi il governo ha assicurato la protezione della polizia, che è servita a ben poco dal momento che molti sono stati già uccisi.
Addirittura la prima ministra Sheikh Hasina ha consigliato ai blogger di usare moderazione nel loro esercizio della libertà di parola o di lasciare il paese per la loro sicurezza. Non solo. Se da un lato Hasina ha promesso di prendere provvedimenti contro gli attacchi estremisti, dall’altro le autorità da lei designate hanno vessato i blogger con l’accusa di «ferire i sentimenti religiosi della gente».
Nel 2013, la Commissione nazionale per i diritti umani del Bangladesh aveva chiesto al governo di proteggere le minoranze sessuali e di genere dalla discriminazione. In uno studio sulle minoranze sessuali e di genere del 2015, la Commissione riportava che la polizia aveva non solo assalito fisicamente e sessualmente persone LGBT, ma le aveva anche arbitrariamente arrestate in base al loro aspetto.
In un altro rapporto del 2015, i gruppi per i diritti LGBT del Bangladesh riferivano che «La visibilità... può essere pericolosa per la vita e discriminante a causa dello stigma sociale, delle credenze religiose e dei valori della famiglia che creano un ambiente ostile per le persone LGBT». Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di credo religioso, dopo una visita compiuta lo scorso anno nel paese, ha detto che «le minoranze sessuali non trovano molta accettazione nella società e spesso sperimentano abusi verbali e altri maltrattamenti».
In Bangladesh il comportamento omosessuale, definito «rapporto carnale contro l’ordine naturale», è considerato un crimine secondo il codice penale, redatto in epoca coloniale.
Nel 2009 il governo del Bangladesh ricevette una raccomandazione dalle Nazioni Unite affinché addestrasse le forze dell’ordine e gli officiali giudiziari in modo da tutelare le donne, i bambini e le persone LGBT «e affinché adottasse ulteriori misure per garantire la protezione di queste persone contro la violenza e l’abuso». Il governo accettò la raccomandazione relativa alle donne e ai bambini, ma affermava che «la raccomandazione specifica sull’orientamento sessuale non può essere accettata... in quanto, l’orientamento sessuale non è un problema in Bangladesh».
L’uccisione alcuni giorni fa dei due gay in una casa privata è la prova che il governo bengalese deve contrastare efficacemente le azioni degli estremisti contro le minoranze. «Respingendo l’orientamento sessuale come un non-problema in realtà si approva l’abuso di una comunità già emarginata», ha detto Ganguly di Human Rights Watch.