Sistema Dublino: «Miopi le proposte di riforma della Commissione UE»
14 aprile 2016
Negativo il giudizio del Servizio rifugiati e migranti-Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
«Oltre che illegittime, le misure proposte dalla Commissione dell’Unione europea (UE) relativamente ad una riforma del ‘Sistema Europeo Comune di Asilo’ sono anche miopi, poiché non sono in grado di funzionare da elemento dissuasore rispetto al vero, grande problema: il ricorso cioè ai trafficanti di esseri umani e i viaggi disumani per arrivare in Europa». E’ il commento di Giulia Gori del Servizio rifugiati e migranti-Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), sulle proposte avanzate lo scorso 6 aprile dalla Commissione UE per riformare appunto quel “Sistema Europeo Comune di Asilo”, approvato nel giugno 2013, e di cui fa parte anche il Regolamento di Dublino. Con la crisi migratoria il sistema ha di fatto già mostrato i suoi limiti, soprattutto nella parte riguardante il cosiddetto “primo approdo”: secondo questo accordo l’onere dell’accoglienza dei richiedenti asilo è a capo dello Stato membro di primo ingresso nell’Unione. Nel tentativo di fornirsi di strumenti adeguati a governare la crisi umanitaria e politica causata dall’ondata di richiedenti asilo che ha investito il Vecchio Continente, la Commissione UE ha quindi individuato due proposte di revisione del sistema Dublino.
«Le proposte sono piuttosto vaghe e macchinose ma quello che preoccupa di più – secondo Giulia Gori - è che la Commissione UE è andata ben oltre il ripensamento del sistema Dublino. In un impeto di “armonizzazione al ribasso”, ha proposto uno stravolgimento del sistema di asilo europeo, limitando di fatto l’esercizio effettivo del diritto di chiedere asilo, erodendo le garanzie procedurali e proponendo sanzioni per limitare il fenomeno dei movimenti secondari». Inoltre, vengono totalmente elusi i progetti migratori dei singoli richiedenti asilo. Spiega Gori: «Nessuna delle due proposte prende in considerazione la volontà del richiedente asilo, o il suo legame con un paese specifico, la sua conoscenza della lingua, ad esempio, o la presenza di amici e parenti che possano supportarlo nel suo percorso di integrazione. Ancora una volta non vengono accolte le raccomandazioni avanzate da tempo dagli enti di tutela come, ad esempio, la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (Ccme), di cui la Fcei è membro».