Carceri. A Roma il convegno europeo su “Minoranze in carcere”
26 febbraio 2016
I 50 partecipanti visiteranno le case circondariali di Regina Coeli e di Rebibbia
“Le minoranze in carcere”: è questo il titolo della Conferenza europea dell’Associazione internazionale dei cappellani carcerari (Ipca) che si aprirà lunedì 29 febbraio a Roma, presso l’aula magna della Facoltà valdese di teologia. «Si tratta – spiega il pastore Francesco Sciotto, coordinatore del Gruppo carceri della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) - di un tema che sta molto a cuore all’Ipca, un’associazione ecumenica che ha tra i suoi membri sia le cappellanie protestanti di grandi chiese di maggioranza sia le cappellanie carcerarie di realtà più piccole come quella della chiesa cattolica maronita del Libano o della chiesa cattolica greca, ma anche delle chiese protestanti italiane».
L’incontro vuole considerare tutte le minoranze esistenti, da quelle religiose ed etniche, a quelle di genere, esaminando il tema da diversi punti di vista - teologico, etico, politico, sociale. «In una istituzione chiusa come il carcere l’identità minoritaria può diventare facilmente un’ulteriore occasione di isolamento ed esclusione. La domanda è come farla diventare invece un’occasione di dialogo», precisa Sciotto. Al convegno sono attesi 50 partecipanti provenienti da ogni regione d’Europa che, fino a giovedì 3 marzo, condivideranno le loro esperienze e rifletteranno in sedute plenarie sul tema principale alla luce della specifica situazione italiana. E’ inoltre prevista una visita alle carceri romane di Regina Coeli e alla casa circondariale femminile di Rebibbia. Per quel che riguarda la situazione italiana le difficoltà di appartenere a una minoranza in carcere sono evidenti; «una persona transgender, per esempio, si trova a dover affrontare molti più problemi degli altri carcerati, a partire dalla difficoltà di ottenere assistenza sanitaria adeguata nel caso di cure ormonali». «Nell’ambito delle minoranze religiose – prosegue Sciotto - i problemi sono, prima di tutto, legati alla frammentazione legislativa e all’assenza di una legge generale sulla libertà religiosa che definisca in modo uniforme i diritti dei detenuti a ricevere assistenza spirituale. Esistono poi problemi pratici a cui i nostri istituti di pena faticano a dare risposta: dalle diversità alimentari legate all’appartenenza religiosa, all’assenza nelle strutture carcerarie di spazi fisici dedicati alla socializzazione, quindi anche alla preghiera. Spesso è proprio l’architettura carceraria, che dovrebbe essere ripensata radicalmente, a rendere impossibili i cambiamenti».
Tra i relatori, interverranno Daniele Garrone, docente alla Facoltà valdese di teologia; Giannino Piana, docente di etica all’Università di Urbino; Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani; Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone detenute; Mike Kavanagh vice direttore della cappellania carceraria anglicana in Inghilterra; Elisabetta Zamparutti, membro italiano del Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura; Paolo Naso, docente di scienza politica alla Sapienza di Roma.