Un mondo in guerra
24 febbraio 2016
Esce oggi il rapporto 2015 di Amnesty International. Analisi dei dati
Crimini di guerra in 19 paesi, 60 milioni di sfollati, 30 paesi che hanno respinto illegalmente i migranti,
122 paesi hanno torturato o maltrattato le persone, 113 paesi in cui è stata violata la libertà di stampa, 88 paesi in cui si sono svolti processi iniqui. E poi ancora Madagascar, Figi e Suriname hanno abolito pena di morte, mentre in luglio il presidente dello Zambia Edgar Lungu commuta in ergastolo 332 condanne a morte.
Notizie tragiche e qualche barlume di speranza di un 2015 caratterizzato dall'emergenza migranti, ma non certo solo da quella.
In occasione oggi del lancio del suo Rapporto 2015-2016 (pubblicato in Italia da Infinito Edizioni), Amnesty International ammonisce che la protezione internazionale dei diritti umani rischia di essere compromessa a causa di interessi egoistici nazionali di corto respiro e dell’adozione di misure drastiche di sicurezza, che hanno dato vita a un assalto complessivo ai diritti e alle libertà fondamentali.
«I diritti sono in pericolo, considerati con profondo disprezzo da molti governi del mondo» - ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.
«Milioni di persone stanno patendo enormi sofferenze nelle mani degli stati e dei gruppi armati, mentre i governi non si vergognano di descrivere la protezione dei diritti umani come una minaccia alla sicurezza, alla legge e all'ordine e ai "valori nazionali"» - ha aggiunto Shetty.
Secondo Amnesty International, un'insidiosa e strisciante tendenza sta mettendo in pericolo i diritti umani: i governi attaccano di proposito le istituzioni che hanno creato per proteggere i diritti di tutti, riducono i finanziamenti a esse destinati o ignorandole.
«Non sono solo i nostri diritti a essere minacciati, lo sono anche le leggi e il sistema che li proteggono. Oltre 70 anni di duro lavoro e di progresso umano sono a rischio» - ha sottolineato Shetty.
Gli organismi sui diritti umani delle Nazioni Unite, il Tribunale penale internazionale e meccanismi regionali come il Consiglio d'Europa e il sistema interamericano dei diritti umani sono minacciati da governi che cercano di sfuggire ai controlli sulla situazione interna dei loro paesi.
Il punto chiave viene considerato la necessità di rinvigorire il ruolo delle Nazioni Unite, il cui ruolo viene spesso osteggiato e screditato dai governi nazionali.
Amnesty chiede agli stati membri e al Consiglio di sicurezza di mostrare coraggio nel pensare a nuove riforme, a partire proprio dal modo in cui sarà eletto il nuovo segretario generale nel corso del 2016 per entrare poi in carico ad inizio del 2017.
Il rapporto diviso in 5 macro sezioni corrispondenti ad altrettante macro aree geografiche è consultabile qui.