I templi si svuotano la domenica? Riempiamoli in settimana
12 febbraio 2016
Un’iniziativa della Chiesa riformata del cantone del Vaud per aumentare la fruibilità dei luoghi di culto
Traduzione Claudio Geymonat da protestinfo.ch
La Chiesa evangelica riformata del Vaud vuole avviare un progetto per far si che i luoghi di culto siano più accoglienti. L’idea non è di andare a cercare i fedeli per riempire le chiese di domenica, quanto piuttosto di essere a disposizione quotidianamente per chi dovesse avere bisogno di un momento di raccoglimento spirituale.
“Chiese aperte” è un’iniziativa del servizio “Vita comunitaria e cultuale” che ha deciso di recepire le indicazioni della Federazione delle chiese protestanti svizzere, desiderosa di ampliare il ventaglio delle possibilità di interazione fra pastore e singolo in stato di necessità, e che si trovi a varcare il portone del tempio, per qualsivoglia motivo.
Saranno necessari investimenti sia monetari che in termini di volontariato, anche per aumentare il grado di sicurezza dei siti al fine di evitare furti o altre problematiche. Le singole comunità saranno libere di scegliere le modalità ritenute migliori per aumentare il grado di accoglienza dei propri locali, proponendo testi di meditazione, o momenti musicali, o invitando le persone attorno ad un tavolo per un caffè. Una mini inchiesta interna ha permesso di rilevare che nel cantone elvetico sono la grande maggioranza i templi aperti al di là dei momenti dedicati al culto, ma per poche ore al giorno e spesso senza poter garantire la presenza di un’interfaccia nei confronti dei visitatori. Le varie parrocchie si sono dimostrate molto interessate a quanto proposto dal servizio della Federazione, attirate soprattutto dalla possibilità di concedere un luogo di raccoglimento durante il giorno e di valorizzare il proprio patrimonio storico ed artistico.
Il progetto della Chiesa riformata del cantone del Vaud trova riscontri in analoghe iniziative avviate nel Regno Unito, in Germania e in Belgio, tutte incentrate sull’aumento del grado di accoglienza dei propri siti e sulla valorizzazione degli edifici storici e culturali. In Belgio ad esempio è stato concepito un vero e proprio tour turistico che consentirà di scoprire le varie regioni e i vari luoghi di culto del paese.
Un impegno oneroso di tempo per i volontari che verranno coinvolti. Seguiremo se e come le comunità si impegneranno in una sfida che potrebbe trovare parziali repliche anche da noi in Italia.