In difesa di ogni minoranza religiosa
11 febbraio 2016
La Conferenza delle chiese europee (Kek) ha salutato con soddisfazione i lavori dell’ultima sessione plenaria del Parlamento europeo
Nel corso dell’ultima sessione plenaria a Strasburgo (1-5 febbraio), il Parlamento europeo ha discusso una bozza di risoluzione sui crimini di guerra commessi dall’Isis in Siria e Iraq ai danni dei cristiani e delle altre minoranze etnico-religiose: yazidi, turkmeni, shabaki, mandei, sciiti, curdi. La bozza è stata presentata dal popolare svedese Lars Adaktusson, nel tentativo di portare al centro del dibattito «la qualità» della distruzione morale e religiosa perpetuata dall’Isis in Medio Oriente.
La Conferenza delle chiese europee (Kek) ha accolto con soddisfazione l’avvio di una discussione europea, sottolineando in un comunicato la centralità del tema religioso nel conflitto in corso e la necessità di uno sforzo coordinato di tutte le istituzioni internazionali a difesa dei diritti umani.
«Con questa risoluzione il Parlamento europeo manda un forte messaggio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché deferisca la situazione in Siria e Iraq alla Corte penale internazionale. Solo allora un’indagine di questi crimini potrebbe avere inizio sotto la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. La Convenzione sul genocidio obbliga gli Stati a punire e prevenire il genocidio ovunque si manifesti attraverso i meccanismi del diritto penale internazionale. L’intenzione dell’Isis è quello di attaccare qualsiasi gruppo che non accetti la loro agenda politica e la loro visione della società. Da quanto osservato sino ad oggi, il loro obiettivo è quello di distruggere ogni base sociale, economica, culturale, religiosa e morale»
«La religione può e deve essere parte della soluzione; non si sarebbe mai dovuto permettere che diventasse parte del problema. Un forte il dialogo interreligioso può contribuire alla stabilità sociale, al rispetto reciproco, alla tolleranza religiosa, alla diversità, alla pace. Tutte le parti in conflitto devono riconoscere l'importanza del valore spirituale e culturale di tutte le minoranze religiose ed etniche nella regione del Medio Oriente, al fine di creare democrazie pacifiche e inclusive».