Le chiese «santuario»
10 febbraio 2016
Cresce il numero delle chiese negli Stati Uniti che offrono rifugio agli immigrati entrati illegalmente nel Paese
Almeno una cinquantina di chiese negli Stati Uniti si sono offerte di dare rifugio agli immigrati privi di documenti che sono minacciati di espulsione dalle autorità federali competenti (Immigration and Customs Enforcement, Ice). È quanto ha riferito Church World Service, servizio luterano per l’immigrazione e i rifugiati.
Una chiesa non può legalmente offrire rifugio agli immigrati, tuttavia l’Ice evita di entrare nelle scuole pubbliche, negli ospedali e nelle chiese, considerati luoghi «inviolabili».
La presa di posizione delle chiese richiama la strategia adottata dal «Movimiento de Santuario», nato agli inizi degli anni ’80 negli Stati Uniti, come risposta al dramma di chi fuggiva dal proprio paese nella fase più acuta delle repressioni. Gli attivisti del movimento, applicando alla lettera il concetto biblico di «santuario», diedero accoglienza agli stranieri nei loro templi, equiparati a luoghi sacri che nessuna autorità di polizia poteva violare.
In quegli anni, centinaia di chiese americane offrirono un tetto agli immigrati che fuggivano dalla violenza e dalla guerra dell’America Centrale. Allora a nessuno venne riconosciuto lo status di rifugiato politico, sebbene fossero evidenti le repressioni, le persecuzioni e le violazioni dei diritti umani da cui rifuggivano. Un rifiuto dettato da motivazioni politiche: concedere asilo a questi immigrati, soprattutto salvadoregni e guatemaltechi, avrebbe significato un riconoscimento esplicito delle violenze subite in patria e un implicito atto d’accusa verso governi finanziati dagli Stati Uniti in funzione anti-comunista.
L’attuale mobilitazione delle cinquanta chiese degli Stati Uniti, pronte a sfidare la legge federale e a offrire protezione fisica agli immigrati, arriva dopo che più di 100 persone - provenienti da Guatemala, El Salvador e Honduras ed entrate negli Stati Uniti illegalmente - sono state arrestate dall’Ice.
«Siamo disposti a combattere questa legge con i denti e con le unghie», ha affermato al Los Angeles Times il pastore Fred Morris, che guida la North Hills United Methodist Church. «Se l’Ice vuole venire a prenderli, allora dovranno buttar giù la porta della chiesa».
Morris è sopravvissuto alla detenzione e alla tortura in Brasile durante la dittatura militare nel 1974 e conosce in prima persona gli orrori della violenza in America Latina. La sua chiesa è una delle tre che a Los Angeles si sono offerte di dare rifugio ai centroamericani raggiunti da un ordine di espulsione.
L’arresto dei 100 centroamericani è stato il «punto di non ritorno», secondo Alexia Salvatierra, pastora luterana a Los Angeles che, riassumendo il sentire della sua comunità, ha detto: «Questo è abbastanza».
Secondo Church World Service, gli arresti delle autorità federali, utilizzati come tattica intimidatoria contro la comunità immigrata, e il rimpatrio di migliaia di rifugiati nei paesi da cui stavano scappando, violano i diritti umani.