Il primo sefardita torna in Spagna
27 gennaio 2016
A 500 anni dalla diaspora imposta da Isabella e Ferdinando di Castiglia, una legge consente ai discendenti di ottenere la cittadinaza iberica
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Chissà se ha sudato freddo Yossi Ben Ami davanti a simili domande della commissione esaminatrice chiamata a verificare se lui, cittadino israeliano di Haifa, fosse realmente in possesso dei requisiti per poter richiedere la cittadinanza spagnola, in quanto discendente di ebrei sefarditi, cacciati dal paese dalla magnanima Isabella la cattolica che, col marito Ferdinando di Castiglia aveva appena vinto gli arabi, i Mori, sotto il cui regno gli ebrei avevano invece potuto godere di una relativa libertà di culto.
Ora, a oltre 500 anni da una diaspora che seminò nel mondo alcune centinaia di migliaia di cittadini iberici, una legge approvata lo scorso autunno dall'oramai ex governo Rajoy ha concesso ai loro discendenti di poter richiedere la cittadinanza spagnola, intendendo in questa maniera sanare una vergogna storica. Non vi sarà obbligo di residenza nè di rinuncia della propria nazionalità di origine.
La sola richiesta è di sostenere in Spagna un esame di lingua e cultura, oltre ovviamente a produrre una documentazione che attesti le origini dei propri antenati, scacciati dall'inquisizione di Tomás de Torquemada.
Sarebbero già centomila le richieste in mano agli uffici iberici. La norma concede tre anni agli interessati per avanzare la candidatura. La diaspora sefardita coinvolse anche il Sud della Francia e da qui le valli occitane e valdesi, anche se fu il Granducato di Toscana di Ferdinando I de' Medici ad accoglierne il numero maggiore fra coloro giunti in Italia. Promulgò infatti la Costituzione Livornina che garantiva libertà di culto e commercio a chi sceglieva di vivere e lavorare e quindi pagare le tasse, a Pisa e Livorno.
I media israeliani hanno pubblicato nei mesi scorsi una lista ufficiosa dei cognomi di origine sefardita che sarebbero presenti nel mondo. Molti di questi hanno nel tempo subito modifiche in base ai luoghi di residenza o a fattori esterni, ma sono possibili analisi delle origini per valutare se il proprio cognome appartiene a quello degli aventi diritto.