Pubblicato uno studio sull’omosessualità della Chiesa anglicana d’Irlanda
21 gennaio 2016
Dibattito aperto ad una settimana dalla sospensione della Chiesa episcopale statunitense
Continua il dibattito all’interno della Comunione mondiale anglicana, che raccoglie circa 80 milioni di fedeli, sul tema spinoso dell’ordinazione di ministri di culto omosessuali o lesbiche e sui matrimoni fra persone dello stesso sesso. Ad una settimana dall’incontro a Canterbury dei 38 primati delle province anglicane nel mondo che si è concluso con la sospensione per tre anni della Chiesa episcopale statunitense, rea di celebrare dal 2003 matrimoni fra persone dello stesso sesso, interviene sulla questione la Chiesa anglicana d’Inghilterra.
Se in passato la chiesa ha cambiato opinione sulla schiavitù, sull’ordinazione delle donne, sulla contraccezione e sulla benedizione delle seconde nozze dei divorziati, potrà forse farlo anche sull’omosessualità. È quanto si legge nel nuovo rapporto «Guida alla conversazione sulla sessualità umana», presentato dalla Chiesa anglicana d’Irlanda ufficialmente il 18 gennaio a Dublino e il giorno dopo nella Cattedrale di St. Anne, a Belfast.
Si parte dalla considerazione che forse la Chiesa ha imposto alla sua interpretazione delle Scritture «un’analisi inadeguata della sessualità umana» oltre che «una visione idilliaca della vita familiare moderna».
Il rapporto suggerisce che «la morale su cui si fonda il ritratto negativo dell’erotismo omosessuale nella Scrittura non riguarda direttamente le relazioni omosessuali stabili, amorevoli, e consacrate di oggi», e richiama il testo dell’apostolo Paolo in cui si dice: «Non c’è qui né giudeo né greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3, 28).
A partire da queste riflessioni, il testo giunge all’interrogativo: «Dal momento che la Chiesa ha cambiato il suo punto di vista sulla schiavitù, sul ministero delle donne, sul secondo matrimonio dei divorziati in Chiesa, sulla contraccezione, ecc, possiamo accogliere i membri della comunità LGBT come membri a pieno titolo della nostra comunità cristiana?».
Il Comitato ristretto del Sinodo Generale sui temi della sessualità umana nel contesto della fede cristiana, che ha lavorato e riflettuto per più di due anni sulla tematica prima di dare alla luce il suddetto rapporto, ha dichiarato che la testimonianza dei genitori con bambini alla ricerca di una loro vera identità sessuale «è stata particolarmente forte, anzi, quasi travolgente».
Il primate d’Irlanda e arcivescovo di Armagh, dottor Richard Clarke, riferendosi al rapporto, ha detto: «Siamo incoraggiati ad utilizzare le Scritture con riverenza e umiltà, e il rapporto ci aiuta a trovare il modo in cui possiamo farlo. Stiamo dando una guida pratica su come affrontare il dialogo con coloro che sostengono punti di vista diversi dai nostri».
Sul valore di questo strumento che arriva alle chiese locali è intervenuto Dean John Mann, presidente del Comitato ristretto: «Nella guida sono espresse opinioni contrastanti, ma c’è anche molto materiale che stimola la persona ragionevole a riflettere, a sfidare nozioni preconcette, a dare voce alle proprie preoccupazioni, o ad esprimere fiducia alla ricerca di ulteriori indicazioni». Il Comitato, che ha mandato di discutere una serie di questioni riguardanti la sessualità, ha intuito di dover dare priorità alla questione dell’omosessualità in quanto, al di là di tutte le altre, «è ciò che è divisivo per la Chiesa e sta causando più male e incertezza tra i suoi membri». Non bisogna temere «un incontro potenzialmente creativo e trasformante con coloro che la pensano in modo diverso da noi», ha dichiarato Mann.
La Guida arriva una settimana dopo che i primati delle 38 province della Comunione anglicana si sono incontrati a Canterbury, nel tentativo di evitare lo scisma sulla questione dell’omosessualità. L’incontro di è concluso con la sospensione per tre anni della Chiesa episcopale degli Stati Uniti (Tec). Con tale provvedimento i rappresentanti della Tec non potranno partecipare alla vita e alla gestione della Comunione, e i suoi membri non potranno ricoprire cariche elettive né partecipare alle votazioni.
Il primate d’Irlanda Clarke ha detto che il provvedimento, descritto dall’arcivescovo di Canterbury come «conseguenza», piuttosto che una vera e propria sanzione, è il risultato della «volontà di camminare insieme, anche se con una certa distanza di sicurezza l’uno dall’altro».