In drammatico aumento i cristiani perseguitati nel mondo
19 gennaio 2016
Più che raddoppiate le vittime delle violenze e le chiese distrutte nel corso del 2015. Pubblichiamo lo studio della Ong “Portes Ouvertes”
I 7100 fedeli uccisi nel corso del 2015, il 63% in più rispetto all’anno precedente, fanno dei cristiani, ad oggi, la comunità religiosa al centro delle maggiori persecuzioni nel mondo.
Si stimano siano state 100 milioni le vittime di violenze in 60 differenti nazioni lo scorso anno.
Per il quattordicesimo anno consecutivo è la Corea del Nord a guidare la triste classifica dei paesi responsabili dei maggiori soprusi nei confronti delle varie denominazioni cristiane. Un significativo balzo in avanti su questo lugubre fronte lo hanno fatto il Pakistan, l’Eritrea e la Libia.
Ben 2406 chiese hanno subito chiusure arbitrarie, forzose o vere e proprie distruzioni, più del doppio rispetto al 2014.
Se il regime della dinastia Kim è l’autore delle più sistematiche repressioni, attuate principalmente attraverso i terrificanti campi di lavoro forzato in cui sono stipate decine di migliaia di persone, è in Nigeria che si concentrano la maggior parte dei decessi, ben 4028, ad opera soprattutto dei terroristi fondamentalisti del gruppo Boko Haram. A seguire la Repubblica Centrafricana (1269 vittime), il Ciad (750 morti), il Congo (467).
La Cina è il paese autore del maggior numero di chiusure di luoghi di culto, ben 1500, figlie dell’ampia strategia governativa di repressione e controllo dei movimenti cristiani, additati come promotori di ideali differenti rispetto al rigido concetto statalista. La distruzione di una chiesa rischia di avere conseguenze devastanti per la comunità coinvolta, che perde in questo modo il luogo di riunione e preghiera, e rischia di innestare meccanismi di paura che possono giungere fino all’allontanamento, volontario o meno, di intere fette di popolazione.
I dati stanno subendo in questi ultimi anni un’impennata repentina e drammatica: si è passati dai 1200 morti del 2012, ai 2123 del 2013, ai 4344 nel 2014, fino ai 7100 dello scorso anno, cifre ricordiamo sottostimate perché in molti casi non è stato possibile reperire dati certi, come per l’appunto per quel che concerne la Corea del Nord, che continua comunque a guidare da anni la graduatoria.
Stessi numeri in crescita anche per le chiese costrette alla chiusura, passate dalle 280 del 2012, alle 1111 del 2013 fino alle 2406 del 2015.
A curare questi studi è la Organizzazione non governativa franco-svizzera di matrice cristiano evangelica “Portes Ouvertes”, fondata nel 1955 dalla missionaria battista olandese Anne van der Bijl, con una missione inizialmente incentrata sulla diffusione della Bibbia e sulla verifica delle condizioni dei cristiani nei paesi dell’Est Europa, all’epoca sotto la dominazione sovietica, certo non tenera nei confronti dell’universo religioso. Da quel progetto iniziale le attività si sono ramificate in tutto il resto del mondo, con l’obiettivo primario di monitorare le condizioni di vita dei fedeli cristiani nelle varie nazioni.
A questo link potete visualizzare la cartina dei paesi responsabili delle maggiori persecuzioni ed ogni nota informativa riguardante lo studio.