Nuovi scontri in Centrafrica
30 settembre 2015
E' il più grave episodio di violenza fra musulmani e cristiani da un anno a questa parte. A Bangui si teme una nuova guerra civile
In sole 24 ore sono stati registrati più di cento feriti e 21 morti, ma il numero delle vittime non è purtroppo definitivo. Questo è il bilancio degli ultimi tragici scontri a Bangui, capitale del Centrafrica, dove da giorni si combatte per le strade, in una recrudescenza delle ostilità fra musulmani e cristiani che da due anni infiamma il Paese. La scintilla è stata, venerdì scorso, l'uccisione di un giovane conducente di taxi musulmano, che ha portato a dure rappresaglie nei quartieri cristiani della città. Secondo Emmanuel Lampaert, responsabile di Medici Senza Frontiere nella Repubblica Centrafricana, si tratta dell'episodio più grave da un anno a questa parte e ora si teme l'insorgere di una nuova guerra civile. Una tragedia, per un Paese già così tanto martoriato dall'odio interreligioso e da una crisi politica che si trascina da tempo.
Da quando è iniziata la guerra, infatti, le cifre parlano di oltre cinquemila morti e più di 800mila rifugiati, in un Paese che conta soltanto cinque milioni di abitanti. Terribile, in particolare, la condizione dei bambini: secondo l’Unicef, nel 2014 in Centrafrica ogni giorno è stato ferito o ucciso in media almeno un minore, mentre sarebbero diecimila i «bambini-soldato» reclutati con la forza dai gruppi armati. Drammatico il bilancio del 2015: soltanto nei primi sei mesi, gli scontri fra bande hanno causato l’uccisione di 26 bambini e il ferimento di altri 110.
Difficile non immaginare che ci sia un disegno dietro le aggressioni di questi giorni: supposizione avanzata anche dall'arcivescovo di Bangui, monsignor Dieudonné Nzapalainga, che si è detto sorpreso della sanguinosa vendetta portata avanti contro i cristiani, vista la relativa tranquillità dei mesi precedenti, che lasciava intravedere una possibile convivenza fra i due gruppi religiosi. Ora il timore maggiore è che gli scontri si estendano al resto del Paese: segnali inquietanti in questo senso stanno già arrivando. L'Unione Europea ha condannato le violenze, soprattutto in vista delle elezioni legislative e presidenziali, previste entro la fine dell'anno. Difficile prevedere che il referendum costituzionale, in agenda il prossimo 4 ottobre, riesca a svolgersi senza intoppi.