Una scuola non per tutti
08 settembre 2015
In Israele i tagli ai sussidi alle scuole cristiane mette in crisi un modello di integrazione
Benjamin Netanyahu ha aperto la scorsa settimana l'anno scolastico israeliano, presentandosi in un istituto primario di Ashkelon, augurando buoni studi ai bambini e consigliando loro di non stufarsi di apprendere, matematica e scienze soprattutto. Non una parola sui trentatremila ragazzi per i quali l'anno scolastico non sta partendo. E probabilmente non partirà . Si tratta degli studenti delle 47 scuole cristiane private del paese che hanno chiuso a tempo indeterminato per il pesante taglio dei fondi statali che il governo ha messo in atto, soldi utili per la gestione dei plessi. Il premier e il ministero dell'Educazione hanno infatti portato al 30 per cento, dal 65 per cento degli anni passati, le quote di trasferimenti pubblici per la gestione delle scuole, minando alla base ogni possibile attività, e invitando gli istituti privati a diventare statali, finendo sotto l'ampio ombrello del governo conservatore del falco Natanyahu.. La parte restante viene oggi garantita dalle rette dei genitori, cui in questo modo verrebbe chiesto un sacrificio improbo, guadagnando inoltre le famiglie cristiane e musulmane meno della media nazionale.
Si stanno susseguendo in questi giorni le manifestazioni di cristiani e non solo, davanti alle sedi ministeriali, a quelle governative e anche davanti alla basilica dell'annunciazione a Nazareth, per protestare contro una politica fortemente discriminatoria nei confronti delle minoranze. Le scuole cristiane sono frequentate da bambini e ragazzi cristiani appunto, ma anche da molti musulmani, e anche da uno sparuto pugno di ebrei. Analoghe scuole private di matrice però ebrea ultraortodossa ricevono sussidi statali che vanno a coprire tutte le necessità, tutte le spese, senza dover in questo modo chiedere nemmeno una lira alle famiglie. Due scelte completamente opposte, che odorano di discriminazione religiosa. Questo denunciano insegnanti e molte autorità, civili e religiose, motivate nel proseguire lo sciopero ad oltranza.