La Chiesa protestante unita del Belgio apre le porte ai pastori gay
16 giugno 2015
Il Sinodo, riunitosi lo scorso 13 giugno, ha dichiarato che l’omosessualità non è un ostacolo all’esercizio del ministero pastorale
La Chiesa protestante unita del Belgio, riunitasi lo scorso 13 giugno 2015 in assemblea sinodale straordinaria, ha deciso di aprire la candidatura al ministero anche a pastori omosessuali, in quanto ritiene, come dichiara il pastore Steven H. Fuite, presidente del Sinodo, nel comunicato stampa diffuso sul sito Internet della Chiesa, «l’omosessualità non costituisce un criterio che permetta di escludere candidati al ministero pastorale».
La decisione è giunta al termine di una discussione guidata da un gruppo di lavoro appositamente creato, in cui erano rappresentate tutte le circa centodieci chiese locali che ne fanno parte. Tale gruppo di lavoro ha redatto un testo articolato, che è stato poi inviato a tutte le comunità per essere discusso prima al loro interno, quindi a livello regionale, e infine nell’assemblea nazionale.
L’assemblea sinodale è la massima autorità della Chiesa protestante unita del Belgio, analogamente a quanto avviene per la Chiesa valdese, ma proprio la sua struttura democratica fa sì che la decisione presa dal Sinodo nazionale non sia vincolante: infatti ogni chiesa locale resterà libera di scegliere il proprio pastore, così come ha la possibilità, già da alcuni anni (secondo un’altra decisione del Sinodo), di decidere se celebrare o meno la benedizione delle coppie dello stesso sesso all’interno di un culto. «Nessuno è obbligato a fare nulla», spiega ancora il pastore Fuite, ma «sono sempre il dibattito, il dialogo e la possibilità di contraddire ed essere contraddetti a fare vivere la Chiesa protestante che, questa volta, è arrivata anche a prendere una decisione chiara, in piena serenità e nel rispetto reciproco delle differenze di opinione su un tema sensibile, sul quale i pareri sono fortemente divergenti, all’interno della Chiesa».