Quale futuro per il servizi sociali e dipendenti?
18 marzo 2015
Intervista al commissario straordinario della Comunità montana Val Pellice
Ci avviciniamo alla liquidazione finale delle Comunità montane. L’ente sovracomunale di cui il Consiglio regionale del 26 settembre 2012 ha decretato la chiusura si trova di fronte agli ultimi mesi di vita, dopo due proroghe. La prima le aveva mantenute fino alla fine del 2014, la seconda ne ha prolungato la vita per un altro anno.
Il problema principale che ha portato a questi prolungamenti di un ente di fatto svuotato di molte sue funzioni è stato il fatto che le Unioni di Comuni, nonostante fossero ormai tecnicamente pronte, non potessero ancora entrare in fuzione per ritardi da parte dell’ente superiore, la Regione, nell’assegnare le funzioni proprio alle nascenti Unioni.
Ora si stanno affrontando due problemi legati al passaggio di tutto ciò che è l’ambito sociale, dell’assistenza alla persona al Ciss (Centro intercomunale servizi sociali) di Pinerolo e al passaggio del personale verso i Comuni.
«I Comuni – ci spiega Alberto De Gregorio, commissario straordinario che ha assunto praticamente tutte le competenze, politiche e tecniche – stanno elaborando le delibere per il passaggio dei servizi sociali al Ciss. Fino a ora i servizi erano gestiti internamente dalla Comunità montana (tranne Bricherasio) per quello che riguarda la val Pellice, mentre con la nascita delle Unioni di Comuni si è passati a questa gestione diversa. Ci siamo posti come limite temporale, dopo le due proroghe, il 30 giugno 2015, data entro la quale i Comuni dovranno aver assegnato al Ciss la funzione delegata dei servizi sociali».
Si chiude così un capitolo importante per ciò che è stata l’assistenza in val Pellice, aprendone uno nuovo. In questo passaggio emerge però un problema di personale. Se ormai sono molti quelli che dalle Comunità montane sono passati ai Comuni (Comuni a loro volta agevolati nell’assunzione per un aiuto economico da parte della Regione che per 10 anni avrebbe pagato una percentuale degli stipendi a scalare negli anni) alcuni dipendenti sono rimasti «fedeli» all’ente. Oggi si presenta un problema perché oltre alle Comunità anche le Province si trovano a dover chiudere e smistare i dipendenti. Una buona fetta è andata alla Città metropolitana ma una parte, secondo un decreto, sarebbe dovuta andare ai Comuni. «Effettivamente non c’è un coordinamento delle norme riguardanti il personale che non funziona bene e che vale per tutte le Comunità montane. Abbiamo predisposto una lettera alla Regione per avere chiarimenti in merito –precisa Di Gregorio –. C’è un contrasto fra la legge di stabilità e la legge sulla difesa e la salvaguardia della montagna (tra l’altro antecedente) che tocca alla Regione risolvere. Il 19 marzo abbiamo un incontro con l’assessore proprio per discutere di questo argomento. Come commissario straordinario, così come gli altri commissari, a giugno 2014 avevo predisposto un piano per la chiusura della Comunità montana con tutte le disposizioni anche in merito al personale. A oggi non ho ancora avuto una risposta quindi si è ancora nell’incertezza più totale. E la situazione è uguale in tutte le altre ormai ex-Comunità montane. La nostra speranza è che non ci sia una terza proroga, ma noi possiamo comportarci solo conseguentemente a quello che ci viene indicato dalla Regione». In questa situazione di incertezza però a rimetterci sono i dipendenti che si trovano in una situazione difficile, quantomeno quelli che non sono passati ai Comuni.