Cronache dalla chiesa prossima ventura – seconda parte
18 marzo 2015
Prosegue il racconto del pastore Ollearo dagli Stati Uniti su “Next Church”, un nuovo modo di intendere la chiesa, entità in cammino.
Eccomi giunto alla Fourth Presbyterian Church di Chicago dove da oggi a mercoledì si tiene il raduno nazionale della rete “Next Church”. Partecipanti: circa ottocento provenienti da tutti gli Stati Uniti; è il numero più alto mai raggiunto ed è in continua crescita. E... sorpresa! Il primo colpo d’occhio sulle persone riunite nel locale di culto rivela un buon numero di teste bianche o grigie; “Next Church” non nasce come movimento di giovani innovatori, ma sorge come fenomeno assolutamente trasversale alla chiesa Presbiteriana. Sono così presenti giovani e “diversamente giovani”, liberal e conservatori di ogni generazione e provenienza. Insomma, quello che potrebbe trasformarsi in un incontro di una parte della chiesa, vuole essere uno specchio dell’intera denominazione. La maggioranza è composta da pastore e pastori, ma in ogni incontro sta crescendo il numero di membri di chiesa che desiderano impegnarsi per rinnovare la chiesa che amano.
Il tema quest’anno è: “Andare oltre: oltre i muri, oltre le paure, oltre noi stessi”; vi è il pieno riconoscimento che l’intera chiesa deve dunque mettersi in cammino e che c’è qualcosa che ci ferma. Significativa l’azione che è stata compiuta durante il culto d’apertura: abbiamo scritto su delle striscioline di carta (ottenute da fotocopie del libro delle discipline) tutto ciò che ci impedisce di metterci in cammino e le striscioline sono state unite a formare una catena che attraversa tutta la chiesa; probabilmente vedrò nei prossimi giorni che cosa deve avvenire di questa catena che ci blocca.
Con il culto è cominciato il programma dell’incontro. Ho apprezzato molto la franchezza con cui ci si parla, con cui si evidenziano i problemi della chiesa senza nasconderseli. In particolare la mattina è stata dedicata ad interrogarsi sull’inclusività della Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti: dopotutto il 90% dei membri di chiesa sono bianchi e questo non riflette già oggi la reale composizione degli USA e in prospettiva fra una trentina d’anni gli studi suggeriscono che non vi sarà più una componente etnica di maggioranza nel Paese. Dunque conviene riflettere già oggi su come prendere sul serio il motto che ricorre più volte durante la giornata: “Inclusione per l’innovazione”: la diversità è la chiave perché si sviluppi, ad esempio, la creatività.
In questa discussione non si vuole comunque giudicare quella parte di chiesa Presbiteriana che non si riconosce nella “Next Church” come cattiva e non inclusiva; qui si sta facendo una piena autocritica: per essere realmente la “Prossima Chiesa” riconoscono di dover essere i primi che hanno il coraggio di cambiare.
Il pomeriggio è stato dedicato ai lavori in piccoli gruppi; io ho partecipato a un gruppo condotto da Landon Whitsitt sul tema: “Far crescere i leader per la missione. Sviluppo della leadership nella chiesa”. In un ambiente che favoriva la partecipazione di ognuno e ognuna abbiamo discusso su che cosa significhi oggi la leadership nella chiesa nei vari contesti in cui è chiamata ad operare. Ci siamo anche confrontati sulla formazione dei leader; su questo tema bisogna dire che la Chiesa Presbiteriana ha lavorato a lungo e in profondità. Lo stesso Whitsitt è fra i curatori di un sito (http://www.theocademy.com/) che fornisce materiale on-line per percorsi di formazione, una strada che le nostre chiese, pur nella diversità di mezzi a disposizione, dovrebbero probabilmente provare a percorrere.
La giornata è terminata con un culto accompagnato e guidato da un quartetto di musica jazz. A domani per nuove notizie dalla “Prossima Chiesa”.