Anglicani: unità minacciata
02 gennaio 2015
L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, fa il punto sulla situazione della Chiesa anglicana dopo aver visitato le 38 province della Comunione mondiale ed evoca la possibilità di una separazione
In una lunga intervista pubblicata dal quotidiano britannico The Times l'arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha rivelato i suoi timori di divisioni nella Comunione anglicana a causa di forti disaccordi concernenti l'ordinazione episcopale delle donne e i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (Lgbt).
Nei mesi scorsi attraverso le pagine di riforma.it ci eravamo occupati della possibile crisi all'interno del mondo anglicano, e l'arcidiacono Colin Williams, rettore di Ludlow aveva dato conferma che il tema della sessualità umana rischiava di accentuare le divisioni in questo modo:
“Già alcune delle nostre province avevano scelto di non partecipare all'ultima «conferenza di Lambeth» nel 2008, proprio per far slittare le discussioni in materia. La conferenza di Lambeth è la riunione assembleare di tutti i vescovi della Comunione anglicana ed ha luogo ogni dieci anni nel Lambeth Palace, situato in un quartiere londinese e sede dell'arcivescovo di Canterbury, da cui viene convocata ufficialmente.
Da allora ci sono stati numerosi tentativi di affrontare la divisione su questi temi, tra cui quello di elaborare un “patto” tra le diverse Province che individuasse le modalità per affrontare gli argomenti che ci dividono. Questo progetto non è andato a buon fine, e in effetti oggi non abbiamo uno strumento per affrontare sistematicamente il dialogo e la riconciliazione tra anglicani su questi temi scottanti. Ciò detto, uno dei grandi punti di forza dell’attuale arcivescovo di Canterbury Welby è proprio la sua grande capacità di riconciliare persone che hanno punti di vista diversi – lo ha già mostrato in Inghilterra nel caso dell’ordinazione delle donne vescovo e ho fiducia che saprà mostrarlo anche nella sua qualità di leader spirituale degli anglicani di tutto il mondo».
Ora giunge dunque l'intervista di Justin Welby, che al termine dei suoi lunghi tour pastorali appare consapevole delle forti diversità di opinione sul tema.
Welby ha dichiarato che sebbene le chiese individuali restino «forti, resistenti e prospere», le differenze tra di esse rimangono profonde. «Volendo essere realisti, constatiamo che malgrado tutti i nostri sforzi esiste una possibilità di non riuscire più a restare uniti, in ogni caso per qualche tempo», ha dichiarato. «Penso che in certe situazioni alcuni membri potrebbero prendere le distanze, per poi ritornare, in funzione di ciò che succede».
Justin Welby ha dichiarato che alcune chiese, in particolare in Africa, non si sentono più in sintonia con l'attuale Comunione anglicana mondiale. «Il legame con Canterbury è tuttavia ancora forte e costituisce, per il momento, un fattore importante a livello della Comunione e della vita dei membri». L'autorità dell'arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione è però contestata da una rete mondiale di chiese anglicane conservatrici note con il nome di Comunione di anglicani confessanti (Fca). Questa rete è composta di responsabili provenienti dalle chiese dell'Africa, dell'Asia, dell'Australia, dell'America del sud e da alcune chiese nordamericane.
L'arcivescovo Welby ha compiuto visite in tutto il mondo, dal Brasile al Sudan del Sud e dal Ruanda alla Corea del Sud, dove nel 2013 ha assistito all'Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Nella sua intervista al Times ha sollevato la questione di una futura Conferenza di Lambeth, prevista per il 2018 e che potrebbe slittare di alcuni anni per tentare di giungere prima ad una ricomposizione delle fratture in atto. Sarebbe il primo annullamento della conferenza dal 1867, anno della sua istituzione.