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Chiese europee: appello per le minoranze religiose in Medio Oriente

Un documento rivolto sia alle istituzioni europee sia alle chiese membro della Kek

Porre fine alle violenze in corso, aumentare gli aiuti umanitari, offrire un più ampio sostegno internazionale ai profughi e alle persone perseguitate: sono questi i punti salienti della dichiarazione sulla persecuzione delle minoranze religiose in Medio Oriente formulata dal Comitato direttivo (Cd) della Conferenza delle chiese europee (Kek) in vista della Giornata internazionale per i diritti umani che cadeva ieri, 10 dicembre. Riuniti a Lovanio (Belgio) il 5 e 6 dicembre scorsi, i 40 membri del Cd della Kek hanno espresso la loro preoccupazione per una situazione che si fa sempre più drammatica, specialmente in Iraq e in Siria, dove «ogni giorno persone appartenenti a minoranze etniche e religiose – tra cui cristiani, Ezidi, shabak, Kaka'e, sabian, sciiti, musulmani moderati e curdi – sono presi prigionieri dall'autoproclamato Stato islamico (Is) e da altri gruppi estremisti» e sottoposti a «conversioni forzate, traffico di donne e bambini, decapitazioni, devastazioni di luoghi sacri». Perché tutto ciò finisca, il direttivo della Kek ha rivolto alcune richieste alle istituzioni europee, a partire da una maggiore attenzione alla dimensione religiosa del conflitto e dall'elaborazione di strategie per combattere forme di estremismo che hanno infettato anche alcuni cittadini europei divenuti combattenti dell'Is. L'Unione europea dovrebbe premere sulle parti belligeranti affinché rispettino la libertà di religione o di credo come un fondamentale diritto umano; aumentare gli aiuti umanitari nell'area a favore dei membri delle minoranze e dei profughi; rendere più facili i ricongiungimenti familiari in Europa per le vittime del conflitto; implementare le Linee guida per la promozione e la protezione della Libertà di religione o di credo (2013) per promuovere la dignità e i diritti di ogni persona indipendentemente dal proprio paese d'origine. Infine, la dichiarazione della Kek chiede agli stati dell'Ue di applicare le risoluzioni del Parlamento europeo e del Consiglio di sicurezza dell'Onu riguardo alla Siria e all'Iraq. Il testo si rivolge quindi alle chiese membro della Kek, le quali vengono invitate ad esprimere la loro solidarietà ai cristiani e a tutti coloro che soffrono e sono perseguitati in Siria ed Iraq attraverso la preghiera, ma anche la pressione sui rispettivi governi affinché agiscano attivamente sul piano internazionale per raggiungere la pace nell'intera regione. Una parola particolare, infine, è stata spesa per ricordare i due arcivescovi di Aleppo, Gregorios Yohanna Ibrahim e Paul Yazigi, rapiti nell'aprile del 2013.

Prima della riunione del direttivo della Kek, sempre a Lovanio, il 3 dicembre, è stata perfezionata legalmente la fusione della Commissione chiesa e società (Csc) nella nuova struttura della Kek, un evento che porta a compimento il processo di rinnovamento dell'organismo ecumenico europeo deciso dall'Assemblea di Budapest 2013. «Quell'assemblea – ricorda Luca Baratto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), tra i partecipanti all'incontro di Lovanio – decise di definire una struttura più snella nella quale le commissioni, fino ad oggi i centri nevralgici del lavoro della Kek, sarebbero state sostituite da un unico segretariato generale. Con la fusione di Chiesa e società nella Kek questo processo è giunto a compimento”. Nev - Notizie evangeliche

Foto: "Arbat Transit Camp 3-3-2014" by Cmacauley - Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.

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