In Israele crisi di governo sulla legge Stato-popolo ebraico
03 dicembre 2014
La Francia intanto pronta a riconoscere la nazione palestinese
Accelera e pare destinata a chiudersi in tempi rapidissimi la crisi politica del governo israeliano, spaccatosi a seguito della proposta di legge che in pratica riconosce Israele come Stato solamente ebraico, creando una comunione fra la nazione e la religione preminente fra la sua popolazione. La legge, voluta fortissimamente dal primo ministro Benjamin Netanyahu, ed appoggiata da tutta l’ala conservatrice del parlamento ha invece spaccato l’esecutivo: fortissime critiche sono arrivate dal ministro della giustizia Tzipi Livni e da quello delle finanze Yair Lapid, oltre che da tutta l’opposizione che ha parlato di giorni neri per la democrazia israeliana. Netanyahu ha reagito con forza, liquidando i suoi due ministri ed aprendo la crisi di governo, che si è risolta in poche ore con la decisione di indire le elezioni anticipate il prossimo 17 marzo. La preoccupazione delle fazioni più moderate della Knesset, corroborate dai recenti sondaggi, è che le prossime elezioni possano spostare ancora più a destra l’asse del governo di Gerusalemme, dando in pratica per scontata un’ alleanza fra il Likud, il partito del premier, e gli ultraortodossi che appoggiano senza se e senza ma il disegno di legge sullo Stato ebraico. I ministri dissidenti rappresentavano quindi un ostacolo verso questo disegno, e la tentazione di avere mani libere è stata più forte di qualsiasi volontà di negoziato.
Nel mentre si allunga l’elenco delle nazioni che stanno riconoscendo la necessità della creazione di uno Stato palestinese, obbligatorio presupposto per poter discutere di due Stati nello stesso territorio. E’ di ieri il voto dell’Assemblea nazionale francese, la camera bassa del Parlamento, che invita il governo di Parigi a prendere posizione sul tema, come nelle settimane scorse hanno fatto Spagna, Inghilterra in via preliminare, e Svezia in via definitiva, diventando così l’ultimo di ben 135 Stati che hanno già riconosciuto la Palestina. L’Europa è in coda, ma il 2014 ha segnato un mutamento di attenzione sul tema, tanto che anche Italia e Slovenia sarebbero pronti al riconoscimento.