Solidarietà alle famiglie dei 43 studenti messicani uccisi barbaramente
18 novembre 2014
La dichiarazione del Consiglio delle chiese evangeliche metodiste dell'America Latina e dei Caraibi (Ciemal)
I 43 studenti provenienti da Ayotzinapa, scomparsi a seguito di una protesta studentesca a Iguala, Messico, la sera del 26 settembre scorso, sarebbero stati massacrati da tre sicari del gruppo narcos Guerreros Unidos. Secondo l’annuncio, dato giorni fa dal procuratore generale del Messico, Jesus Murillo Karam, i corpi dei 43 studenti sarebbero stati bruciati - alcuni mentre erano ancora vivi – e gettati in una discarica, da tre trafficanti di droga. Lo stesso Karam, accusato formalmente da Amnesty International di non aver evidenziato le complicità del governo in questa vicenda, aveva riferito che erano stati i tre presunti sicari a confessare il massacro. Formalmente, però, gli studenti restano “desaparecidos” finché non si potranno identificare i loro resti, operazione complicata perché gli assassini hanno spezzettato le ossa. Proteste e scontri stanno avvenendo in questi giorni in diverse città del Messico.
Alla luce di questi eventi il Consiglio delle chiese evangeliche metodiste dell’America Latina e dei Caraibi (Ciemal), ha diffuso un documento di solidarietà e sostegno al popolo messicano, che è stato condiviso con il presidente della Chiesa metodista in Messico, il vescovo Fernando Fuentes Amador.
«Il Comitato esecutivo del Consiglio delle chiese evangeliche metodiste dell'America Latina e dei Caraibi (Ciemal), – si legge nel documento firmato dal past. Lizzette Gabriel Montalvo, presidente del Ciemal – esprime la propria più profonda solidarietà e sostegno al popolo messicano; soprattutto alle 43 famiglie che vivono il dolore profondo di attraversare la valle dell’ombra della morte. Condanniamo qualsiasi tipo di attentato alla vita, la disumanizzazione, la viltà e la violenza generata dal caos che minaccia il benessere del popolo messicano nello Stato di Guerrero e nei villaggi vicini. Si tratta di atti che danneggiano profondamente e deviano ogni senso di una cultura di pace e di speranza».
Come uomini di fede, continua il past. Montalvo rivolgendosi al popolo latinoamericano, «crediamo che un mondo migliore sia possibile. Attraverso questa esperienza di dolore, una sfida si pone dinanzi a noi: costruire un mondo migliore, un paese migliore, uno stato migliore, un quartiere migliore e un migliore ambiente di vita comunitaria. Il reverendo John Wesley, fondatore della Chiesa metodista, ha dichiarato: “Anche se non possiamo pensare allo stesso modo, non ci possiamo forse amare allo stesso modo”?».
La lettera si conclude con l’auspicio che ci possa essere un chiarimento completo sulla verità dei fatti e che venga fatta giustizia per i 43 studenti uccisi.