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Amnesty e Wcc in Iraq: stop alle violenze

Un rapporto di Amnesty e le interviste del Consiglio Ecumenico delle Chiese rimarca ancora una volta come la situazione nelle regione sia ormai insostenibile.

Il gruppo armato Stato islamico (IS) ha lanciato una campagna di annientamento della popolazione nel nord dell'Iraq, rendendosi responsabile di crimini di guerra tra cui uccisioni sommarie e rapimenti di massa contro appartenenti a minoranze etniche e religiose: è quanto emerge da un rapporto di Amnesty International intitolato "Pulizia etnica di dimensioni storiche: lo Stato islamico prende sistematicamente di mira le minoranze del nord dell'Iraq".

"I massacri e i rapimenti compiuti dallo Stato islamico costituiscono un'atroce prova dell'ondata di pulizia etnica contro le minoranze in corso nel nord dell'Iraq", ha dichiarato Donatella Rovera, alta consulente per le crisi di Amnesty International, che si trova attualmente nella regione.

Secondo l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati sono 1 milione e 400 mila gli iracheni che da gennaio hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni, la maggior parte di religione yazidi. Meta principale della fuga al momento sono le città curde del nord del paese.

Al contempo una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha visitato per tre giorni le città nord irachene raccogliendo le testimonianze di molti profughi cristiani. I racconti sono drammatici e parlano di vite spezzate, fughe improvvise, luoghi e reliquie sacre distrutte, e non si intravedono possibilità di un ritorno alle proprie abitazioni.

Foto: A member of the WCC Central Committee statement lights a candle in the chapel of the Ecumenical Centre, Geneva. © Peter Williams/WCC. Via WCC

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