La chiesa anglicana del Sud Africa dice no al nucleare
23 febbraio 2017
L’appello dell’arcivescovo di Città del Capo a destinare i fondi a progetti di sviluppo scolastico e di crescita delle energie rinnovabili
L’arcivescovo anglicano di Città del Capo, Thabo Makgoba, ha lanciato un accorato appello al governo sudafricano perché questo rinunci alle future tappe di sviluppo nucleare, e si concentri piuttosto sul finanziare l’istruzione, la formazione dei più giovani, e lo sviluppo delle energie pulite.
Numerosi attivisti anti nucleare sono scesi in piazza il 22 febbraio per chiedere lo stop ai piani sull’energia nucleare, considerati un inutile e dannoso spreco.
L’arcivescovo Makgoba dal canto suo ha portato la questione al sinodo dei vescovi anglicani dell’area sud africana, riunito a Benoni, non lontano da Johannesburg, ed ha inviato l’esecutivo ha perseguire le azioni di sviluppo delle energie rinnovabili: «Salutiamo con favore le iniziative del presidente Jacob Zuma in tema di sviluppo di un’energia verde, e valutiamo in maniera positiva le dichiarazioni su di uno sviluppo nucleare limitato alle esigenze di minima della nazione. Ma non basta, il nucleare deve uscire completamente dall’agenda di sviluppo della nostra nazione, mentre ora è parte integrante di un piano a medio termine che vede nel 2037 l’anno in cui il nucleare sud africano dovrebbe raggiungere lo sviluppo ottimale. Ma per quel tempo le energie solari e eoliche avranno raggiunto un rapporto qualità – prezzo assai più vantaggioso di quanto già sia ora, rendendo vetusta la concezione di sviluppo nucleare».
I vescovi anglicani hanno convenuto che la priorità per il Sud Africa deve essere quello di uno sviluppo dell’educazione per tutti e di un incremento delle condizioni di vita medie di tutti i cittadini, che oggi patiscono differenze enormi. Gli elevatissimi costi e i relativi indebitamenti legati ad uno sviluppo dell’energia nucleare vengono considerati un inutile impoverimento di un paese già alla costante ricerca di una stabilità economica duratura.
«Siamo profondamente preoccupati che un programma nucleare esteso possa rappresentare nulla più che una spada di Damocle sulla testa dei nostri figli e dei nostri nipoti – ha proseguito l’arcivescovo- . Non possiamo lasciare alle generazioni a venire l’onere dello smaltimento dei nostri rifiuti nucleari. Crediamo che il Sud Africa abbia il potenziale per divenire invece un polo dell’energia rinnovabile per l’intero continente, con un enorme potenziale di sviluppo negli investimenti produttivi e nella forza lavoro».