World Relief costretta a licenziare 140 dipendenti
20 febbraio 2017
Il divieto di Trump ha colpito il lavoro dell’agenzia evangelica, impegnata da anni nel reinsediamento dei profughi negli Usa
Tre settimane dopo l’ordine esecutivo emesso dal presidente Donald Trump di sospendere temporaneamente il programma di accoglienza dei profughi e di vietare l’ingresso negli Stati Uniti d’America a chiunque provenga da 7 paesi a maggioranza islamica, World Relief – braccio umanitario della National Association of Evangelical e una delle nove agenzie che collaborano con il governo federale per il reinsediamento dei rifugiati – stanno valutando di chiudere 5 delle sue 27 sedi a livello nazionale, e di licenziare più di 100 membri del personale impiegato.
A chiudere i battenti sarebbero gli uffici a: Boise, Idaho; Columbus, Ohio; Miami, Florida; Nashville, Tennessee; e Glen Burnie, Maryland. Queste cinque sedi hanno gestito nell’ultimo decennio il reinsediamento di circa 25.000 rifugiati.
«La triste verità è che, data la natura senza precedenti della crisi globale dei rifugiati, mai come ora ci sono semplicemente più persone che hanno bisogno del nostro sostegno e della nostra compassione», ha dichiarato Tim Breene, responsabile di World Relief.
L’anno scorso, l’agenzia umanitaria ha svolto il suo più grande carico di lavoro dal 1999, dando accoglienza a circa 45 rifugiati al giorno. Ma il divieto presidenziale ha provocato una battuta d’arresto di questo lavoro. World Relief ha così lanciato una campagna di raccolta fondi per poter sostenere i ministeri e operatori che negli Stati Uniti svolgono il loro servizio a favore dei rifugiati e degli immigrati.
Se la campagna donazioni non andrà a buon fine, l’agenzia sarà costretta a licenziare 140 dipendenti, persone che per decenni hanno acquisito importanti competenze ed esperienze, non potendoli più sostenere economicamente. «Questo è un giorno molto triste» ha twittato Matthew Soerens, direttore di World Relief. «Vi chiedo di pregare per i miei colleghi e coloro che hanno svolto il servizio».
La scorsa settimana, più di 500 leader evangelici hanno firmato una lettera aperta denunciando il divieto di Trump e sottolineando che «la compassione e la sicurezza possono coesistere, come è stato per decenni».