I pastori battisti Dumdaw Nawng Lat, 65 anni, e Langjaw Gam Seng, 35 anni, di cui si erano perse le tracce dal Natale scorso, sono detenuti nella stazione di polizia nel nord dello Stato Shan, Birmania, con l’accusa di «associazione illegale»: avrebbero fornito sostegno al movimento ribelle, Kachin Independence Army (Kia), da tempo in lotta contro l’esercito birmano.
I due, che appartengono alla Convenzione Battista Kachin (Kbc), con sede a Myitkyina, capitale dello stato settentrionale Kachin, e che opera soprattutto nel campo dell’assistenza agli sfollati in fuga dai combattimenti fra esercito birmano e ribelli Kachin, erano stati fermati dai soldati governativi per aver accompagnato ai primi di dicembre alcuni giornalisti che indagavano su una chiesa cattolica bombardata e danneggiata dai militari birmani nello stato Kachin. Dunque, il loro arresto sarebbe la conseguenza dell’aiuto fornito nell’accertamento degli abusi compiuti durante il conflitto.
Da diversi anni il governo birmano utilizza la legge di «associazione illegale» per limitare la libertà di associazione e per reprimere il dissenso, arrestando attivisti e leader politici. Secondo la legge, i due battisti rischiano una pena fino a cinque anni di carcere.
Organizzazioni pro diritti umani accusano le autorità birmane e i militari di aver negato il diritto alla difesa ai due pastori, che non hanno potuto sinora beneficiare dell’assistenza di un legale, e chiedono il loro rilascio. «Il governo deve agire subito per garantire che questi uomini siano trasferiti fuori dal buio della detenzione militare dove sono altamente esposti agli abusi», ha dichiarato Phil Robertson, vice direttore per l’Asia di Human Rights Watch (Hrw). «I leader di governo sono responsabili per la sicurezza, in particolare quella di questi due uomini, e dovrebbero garantire agli avvocati e ai familiari l’accesso immediato ai detenuti».
Al contempo Hrw ha rilanciato la campagna di pressione internazionale sul governo di Naypyidaw perché modifichi o cancelli in toto la legge, oggetto di abusi. L’organizzazione internazionale sostiene che i cristiani in Birmania si trovano ad affrontare crescenti difficoltà. «Per molti anni – si legge in un rapporto – le organizzazioni della società civile degli stati Kachin e Shan hanno documentato uccisioni illegali, torture, stupri, lavoro forzato e altri abusi commessi dalle forze militari birmane».
Entro i prossimi 15 giorni i due pastori dovrebbero comparire in aula per il processo.