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Una donna musulmana alla guida della Romania?

Fra scandali e corruzioni emerge la figura nuova di Sevil Shhaideh, appartenente alla minoranza tatara. L’incarico le sarà conferito dal presidente Jhoannis, a sua volta parte della minoranza luterana

Di minoranza in minoranza la Romania si avvia a riscrivere una parte della storia d’Europa.

Due anni fa fu il turno di Klaus Johannis venire nominato presidente del paese. Johannis è membro della chiesa evangelica luterana della Confessione di Augusta in Romania, minoranza (1%) di lingua tedesca stanziata per lo più in Transilvania, dove da secoli è presente un’enclave germanica.

Nei prossimi giorni potrebbe, dovrebbe, essere il turno di Sevil Shhaideh divenire la prima donna a ricoprire il ruolo di Primo ministro. Non solo, sarebbe anche la prima premier musulmana in Europa , appartenendo alla minoranza tatara di fede islamica. Anche i Tatari rappresentano circa l’1% della popolazione rumena, discendenti del gruppo etnico che vive ad oggi fra Russia, Cina, Mongolia ed ex province sovietiche. In particolare il ceppo in questione è proveniente dalla Crimea ed appartiene alla corrente sunnita, e risiede per lo più nella regione della Dobrugia, affacciata sul mar Nero.

Figura al momento non di primissimo piano, già ministra per lo Sviluppo regionale, è considerata una fedelissima del leader del partito socialdemocratico Liviu Dragnea (che fu fra l’altro suo testimone di nozze), che ha appena vinto le elezioni politiche fra le meno partecipate della storia (39% l’affluenza). Il candidato premier era proprio Dragnea, sulla cui testa pende però una condanna a due anni per corruzione. E dal momento che anche il premier precedente, Victor Ponta, era stato costretto alle dimissioni da un altro scandalo legato a mazzette e prebende, il presidente Johannis si è detto totalmente contrario ad affidare l’incarico ad un altro condannato. Da qui la scelta della cinquantaduenne Shhaideh, che sarà quindi il volto pulito, si spera, di una politica che appare assai in difficoltà a rigenerarsi e sempre più lontana dalla gente, che infatti diserta in massa le urne, in preda ad una pericolosa sfiducia nei confronti delle istituzioni, figlia appunto di anni di sistema degenerato. Il marito di Sevil Shhaideh è un uomo d’affari siriano, considerato sostenitore del regime di Bashar al-Assad.

L’incarico dovrebbe esserle conferito dopo Natale, secondo quanto dichiarato da Johannis. La decisione non pare toccare per nulla gli umori della gente, ma di sicuro ha urtato i vertici della Chiesa ortodossa, cui appartiene circa l’85% della popolazione. A tal proposito ad esempio Andrei Andreicut, vescovo ortodosso di Cluj, ha auspicato proprio una nomina che rispecchiasse tali proporzioni, ma il paese pare andare in un’altra direzione, pluralista e magari laica.

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