COP22. La Commissione globalizzazione e ambiente della Fcei ricorda di non abbassare la guardia
25 novembre 2016
La Glam in un documento si dichiara insoddisfatta dei risultati e guarda al futuro
A pochi giorni dalla conclusione della Conferenza delle parti (COP22) delle Nazioni Unite sul clima, svoltasi a Marrakech (Marocco) dal 7 al 18 novembre e nel corso della quale è stata tracciata una tabella di marcia per l’attuazione dell’Accordo di Parigi, la Commissione globalizzazione e ambiente (Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) torna sull’esito dei lavori con un documento dal quale scaturisce la necessità di non abbassare la guardia: «Anche questa volta prevale l’insoddisfazione sui risultati, cronicamente inadeguati alla sfida del cambiamento climatico i cui tempi sono in accelerazione: i termometri del Polo Nord – dove è iniziata la notte artica – segnavano in questi giorni temperature di 20°C superiori alla media», si legge nel documento.
Il testo finale della COP22 chiede agli Stati ricchi di continuare a lavorare per istituire entro il 2020 il Green Climate Fund, a sostegno dei paesi in via di sviluppo nella lotta al riscaldamento globale, un istituto che le chiese vedono con favore, ma – si legge nel documento Glam -, «nessun paese ha aggiornato i piani nazionali di taglio alle emissioni, nonostante le più attendibili agenzie internazionali abbiano ormai messo in chiaro che gli impegni annunciati finora non bastano per centrare gli obiettivi sul clima concordati a Parigi». Per la Glam, coordinata dalla valdese Antonella Visintin, occorre insistere sugli obiettivi promossi anche dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), e cioè: «che i fondi sovrani e i fondi pensione non finanzino più le energie fossili, che si ostacolino gli accordi commerciali che prevedono tribunali extragiudiziali che aggirano le politiche governative, e che si mettano in atto politiche industriali e investimenti per produzioni che salvaguardino la salute umana e adottino materiali che devono essere ‘sostenibili’ rispetto agli equilibri vitali del pianeta: biodegradabili (ovvero non diventare ‘rifiuti’), con energie rinnovabili e massima efficienza, duraturi nel tempo e vicine ai mercati».
A Marrakech 240 esponenti di diverse comunità di fede provenienti da 44 paesi a margine della COP22 hanno firmato una “Dichiarazione interreligiosa sul cambiamento climatico”.