Il governo brasiliano non riconosce i diritti dei popoli indigeni del paese: è la denuncia lanciata la scorsa settimana durante il Consiglio dei diritti umani dell’Onu, a Ginevra, da Victoria Tauli-Corpuz, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei popoli indigeni.
La Corpuz ha presentato il suo report – frutto del suo viaggio realizzato in Brasile nel marzo del 2016, che l’ha portata a visitare aree del Mato Grosso do Sul, Pará, Bahia, nonché la capitale Brasilia – che evidenzia la regressione nella tutela dei diritti dei popoli indigeni in Brasile. «Negli otto anni seguiti alla visita del mio predecessore, un’inquietante assenza di provvedimenti ha fatto seguito alle raccomandazioni che il relatore speciale aveva formulato per la soluzione di questioni antiche, di importanza vitale per i popoli indigeni. Nonostante le difficoltà che [indiani brasiliani] hanno sopportato, essi rimangono incrollabili nella volontà di preservare le loro terre... e di determinare il proprio futuro».
Presente a Ginevra anche una delegazione di indigeni brasiliani che ha realizzato un evento parallelo alla sessione del Consiglio dell’ONU, intitolato «Diritti indigeni: prospettive in tempi di retrocessione e violenza in Brasile». Durante l’evento, a cui ha partecipato anche la Corpuz, è stato lanciato, a livello internazionale, il rapporto «Violenza contro i popoli indigeni in Brasile – dati del 2015», che viene annualmente organizzato dal Consiglio Indigenista Missionario (Cimi). Lo studio riunisce dati sulla violenza e su violazioni di varia natura perpetrate contro i popoli indigeni. A Ginevra ne è stata presentata una sintesi con i principali dati estratti della versione in lingua inglese. È stato lanciato anche il rapporto «Il diritto umano all’alimentazione adeguata e alla nutrizione del popolo Guarani e Kaiowá – un approccio olistico» prodotto, in collaborazione con il Cimi, dalla Fian Brasile (Rete di azione e informazione per il diritto ad alimentarsi). Il documento analizza le violazioni dei diritti e le cause dell’estrema precarietà alimentare e nutrizionale dei Guaraní e Kaiowá del Mato Grosso do Sul.
Eliseu Lopes, leader Guaraní, ha denunciato: «Non abbiamo acqua e cibo adeguato. Siamo esseri umani, eppure utilizzano i pesticidi come se fossimo dei parassiti... Nonostante l’uccisione dei nostri leader e il massacro del nostro popolo, noi continueremo a lottare per il nostro 'tekoha' (terra ancestrale)».
La delegazione indigena, che ha definito la protezione delle loro terre una questione urgente, ha riferito che il presidente Michel Temer ha minacciato ulteriori tagli al bilancio del Dipartimento degli affari indigeni del Brasile, il Funai, che impedirebbero la prosecuzione del lavoro lasciando i territori indigeni in balia delle acquisizioni da parte delle multinazionali.
Survival International, movimento globale per i diritti dei popoli indigeni, ha riferito che i Guaraní e decine di altre tribù stanno lottando contro la PEC 215, una proposta di modifica alla Costituzione che indebolirebbe drasticamente i diritti degli indigeni sulla terra, rendendo quasi impossibile la restituzione della loro terra. Survival ha lanciato un appello affinché a livello internazionale si faccia pressione sul governo brasiliano perché ritiri la proposta PEC 215 e garantisca il diritto alla terra per le popolazioni indigene.