La Comunione anglicana è viva e diversa
17 ottobre 2014
Intervista all’arcidiacono Colin Williams
Gli anglicani sono sull’orlo di uno scisma? Parrebbe di sì, a leggere alcuni organi di stampa in relazione alle voci sul possibile rinvio – se non addirittura sulla cancellazione – della prossima Conferenza di Lambeth, l’incontro dei vescovi anglicani di tutto il mondo che si svolge ogni dieci anni sin dal 1878. Ne abbiamo parlato con l’arcidiacono emerito Colin Williams, attualmente rettore anglicano di Ludlow in Inghilterra e già segretario generale della Conferenza delle chiese europee a Ginevra (2005- 2010).
Negli scorsi mesi si è parlato di una possibile cancellazione della Conferenza di Lambeth prevista per il 2018; all’inizio di ottobre l’arcivescovo di Canterbury e leader della Comunione anglicana, Justin Welby, in un’intervista radio della BBC ha detto che forse la Conferenza sliterrà di uno o due anni. Come stanno realmente le cose?
«Una decisione definitiva in realtà non è ancora stata presa. Il problema è nato quando, il 23 settembre scorso, Katharine Jefferts Schori, vescova presidente della Chiesa episcopale degli Stati Uniti (il ramo statunitense della chiesa anglicana) ha annunciato la cancellazione della Conferenza. In realtà la vescova, che riferiva di un colloquio avuto con l’arcivescovo di Canterbury, non ha parlato di una cancellazione ma di un rinvio di uno o due anni. È la stessa cosa che ha detto l’arcivescovo nell’intervista alla BBC del 5 ottobre. Il problema è che gli organizzatori della Conferenza vogliono essere sicuri che la maggioranza dei vescovi parteciperà all’incontro».
Quali tensioni stanno dietro a queste difficoltà? I media hanno parlato soprattutto della questione omosessuale, su cui le 37 Province che formano la Comunione anglicana hanno posizioni differenti. Forse c’entra anche la questione dell’ordinazione delle donne, in particolare il loro accesso all’episcopato?
«Non credo che attualmente la questione dell’ordinazione delle donne sia un problema all’interno della Comunione anglicana. La scorsa Conferenza di Lambeth ha accolto donne vescovo da varie parti della Comunione, e certamente per il 2018 ci saranno anche donne vescovo dall’Inghilterra, perché in seguito alla decisione presa dal Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra lo scorso luglio ci si aspetta che le prime donne vescovo saranno nominate nel 2015. Insomma, la questione dell’ordinazione delle donne non è così “divisiva” come lo è stata in passato; invece l’area della sessualità umana continua ad esserlo. Per questo motivo già nel 2008 alcune Province decisero di non partecipare. Da allora ci sono stati numerosi tentativi di affrontare la divisione su questi temi, tra cui quello di elaborare un “patto” tra le diverse Province che individuasse le modalità per affrontare gli argomenti che ci dividono. Questo progetto non è andato a buon fine, e in effetti oggi non abbiamo uno strumento per affrontare sistematicamente il dialogo e la riconciliazione tra anglicani su questi temi scottanti. Ciò detto, uno dei grandi punti di forza dell’attuale arcivescovo di Canterbury è proprio la sua grande capacità di riconciliare persone che hanno punti di vista diversi – lo ha già mostrato in Inghilterra nel caso dell’ordinazione delle donne vescovo e ho fiducia che saprà mostrarlo anche nella sua qualità di leader spirituale degli anglicani di tutto il mondo».
Un noto giornalista dell’informazione religiosa, Andrew Brown del quotidiano The Guardian, recentemente ha affermato senza mezzi termini che “la Comunione anglicana è morta”. L’arcivescovo Welby gli ha risposto nella citata intervista della BBC dicendo che “la Comunione anglicana è viva”. Chi ha ragione?
«Justin Welby, senza dubbio! In questi primi anni del suo servizio l’arcivescovo ha speso molto tempo e molte energie per visitare i Primati di tutte le Province anglicane nel mondo. Nei suoi viaggi ha potuto constatare che in realtà quello che ci unisce è molto di più di quel che ci divide. Certo, ci sono tensioni, ma abbiamo tante cose in comune, dalla proclamazione dell’Evangelo all’impegno per la pace e la giustizia nel mondo. Ci riconosciamo come fratelli e sorelle in Cristo, e condividiamo la stessa eredità spirituale anglicana. I legami che ci uniscono sono molto più forti delle difficoltà che minacciano di dividerci, e le tensioni stesse possono essere un’opportunità di crescita. Come ha detto l’arcivescovo Welby alla BBC, non solo la Comunione anglicana è viva, ma è “incredibilmente vigorosa, rumorosa, argomentativa, diversa”. E in questa diversità sta la sua ricchezza».