Un testimonianza cristiana nella City
Le linee guida della Chiesa metodista di Gran Bretagna per un’etica cristiana degli investimenti finanziari
«Guadagna tutto quello che puoi. Risparmia tutto quello che puoi. Investi tutto quello che puoi. Dona tutto quello che puoi». E, soprattutto, usa i tuoi averi per il bene comune. Questo è l’insegnamento di John Wesley (1703-1791), fondatore del movimento metodista, sull’uso del denaro. Un insegnamento che i diretti discendenti spirituali del famoso predicatore inglese hanno ancor oggi ben presente, soprattutto per quel che riguarda la gestione dei soldi della chiesa.
Tutte le chiese, chi più chi meno, hanno del denaro da gestire che deve sia fruttare (guadagna quel che puoi) sia produrre dei frutti etici coerenti con la fede che si professa. E dunque, ogni chiesa si deve costantemente interrogare su come mantenere questo equilibrio «di modo che – spiega il metodista Bill Seddon - non ci sentiamo proprietari delle nostre ricchezze, ma amministratori di ciò che il Signore ci dona». Seddon è responsabile della Commissione finanziaria centrale della Chiesa metodista di Gran Bretagna che opera nella City londinese e gestisce un patrimonio di circa un miliardo di sterline. «Una cifra che comprende, tra l’altro, i fondi pensione dei dipendenti della chiesa, ma anche i fondi delle chiese locali, opere sociali e scuole. Il nostro compito è investire questo denaro in modo da ottenere buoni profitti, seguendo allo stesso tempo una disciplina etica ben definita. Vogliamo essere una testimonianza cristiana nel mondo della finanza».
Per raggiungere questo scopo, l’Assemblea generale della Chiesa metodista britannica ha istituito, nel 1983, la Commissione consultiva sull’etica degli investimenti (JACEI) che affianca la CFB nella definizione delle strategie finanziarie. «Il denaro della chiesa non potrà mai essere investito in compagnie che traggano profitto dal gioco d'azzardo, dagli alcoolici, dalla pornografia, dalla produzione di armi, oppure in compagnie che non abbiano una sufficiente coscienza ambientale e non rispettino i diritti umani», afferma il pastore John Howard, coordinatore della JACEI. In questo senso la Commissione consultiva stila nel suo rapporto annuale una lista di esclusione nella quale vengono inserite le compagnie che non rispondono agli standard etici richiesti. «Tuttavia, il nostro lavoro non si limita a questo – prosegue Howard –. La parte più importante consiste nell’influenzare i comportamenti delle compagnie e spingerle verso l’adozione di buone pratiche per il bene pubblico. Lo possiamo fare in quanto azionisti ed anche prospettando la possibilità di investimenti o disinvestimenti».
Un esempio di buona pratica sostenuta con successo dai metodisti britannici è l’adozione del Living Wage, il salario minimo di sussistenza dignitosa. «La Chiesa metodista è stata la prima denominazione cristiana della Gran Bretagna ad adottare per i suoi dipendenti, nel 2011, il Living Wage», precisa Alison Jackson, membro della JACEI, che prosegue: «Non si tratta del National Minimum Wage, il salario minimo garantito, più basso, definito dal governo in base alla media degli attuali salari. E’ invece la somma calcolata dalla Living Wage Foundation e basata sulle ricerche della Loughborough University sull’effettivo costo della vita. L’applicazione, da parte di una compagnia, di questo salario minimo ai propri dipendenti costituisce per la chiesa metodista un requisito preferenziale in vista degli investimenti».
La pressione sulle compagnie è tanto più efficace quanto è concordata ed estesa a una rete più ampia di investitori. La CFB metodista fa parte del Church Investors Group che, in totale, mette sul mercato della City circa 15 miliardi di sterline. In più, a livello internazionale, le politiche di investimento etico sono spesso concordate con i fondi della Chiesa metodista unita degli USA.
Per rendere più consapevoli i metodisti britannici dell’importanza dell’etica degli investimenti, la JACEI ha realizzato un video e redatto un opuscolo, nel quale viene illustrato il lavoro della Commissione e indicati ulteriori ambiti di azione, tra i quali, l’uso dell’acqua, la consapevolezza ecologica, i diritti degli animali.