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Si è concluso il IV Sinodo dell'Èglise Protestante Unie de France

Diversi i temi che scaldano le chiese, e l'ispirazione al modello Mediterranean Hope

Dal 5 all'8 maggio si è svolto a Nancy in Lorena il quarto Sinodo della Chiesa Protestante Unita di Francia (Epudf). Sono stati consacrati 11 nuovi pastori e pastore. «Un sinodo di transizione – come sottolinea Paolo Morlacchetti, pastore dell'Epudf a Nizza – si situa dopo quello del 2015, a Sète, che aveva preso la decisione di permettere la benedizione dei matrimoni civili di coppie dello stesso sesso, creando un forte dibattito e una corrente, gli Attestant, che contesta questa decisione e che mette in discussione il modo storico-critico di leggere le Scritture. Il Sinodo 2017 a Lille, invece, sarà il quello in cui la chiesa accoglierà la nuova Confessione di fede, attualmente in discussione nelle varie sedi locali». Il tema dell'identità, per la chiesa che nel 2013 ha visto unirsi la Chiesa Riformata e la Chiesa Evangelica Luterana di Francia, continua ad essere fondante: «non un Sinodo chiamato a prendere decisioni storiche – continua il pastore – ma che si svolge in un periodo particolare della nostra chiesa, con tensioni, dibattiti e la costruzione di un'identità comune».

Cosa ha avuto di particolare questo Sinodo
«Il Sinodo doveva prendere una decisione sul Padre Nostro: il cattolicesimo di lingua francese ha deciso di modificare una parte della traduzione della preghiera (sostituendo “non sottometterci alla tentazione” con la frase “non farci entrare nella tentazione”). Ai protestanti francesi interessa questa decisione, perché dal 1966 hanno deciso di adottare la stessa traduzione del Padre Nostro dei cattolici, per dare un segno di ecumenismo. Questo cambiamento ci ha messo nella condizione di riflettere se adottare o no questa nuova traduzione. Era la decisione centrale di questo Sinodo e ci sono stati dei dibattiti esegetici e teologici accesi: il voto ha deciso di adottare nuovamente la traduzione modificata dai cattolici. Inoltre durante questo Sinodo la pastora valdese Milena Martinat, ospite dall'Italia, ha parlato del progetto Mediterranean Hope e del lavoro che la Fcei e la Chiesa valdese fanno con i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo: questo intervento ha dato uno scossone all'assemblea e ci sono stati degli ordini del giorno centrati proprio su questo tema».

Un tema importante anche in Francia, immagino...
«La Francia ha deciso di accogliere 30mila richiedenti asilo, in particolare provenienti dalla Siria e dall'Iraq. Le chiese evangeliche e la Federazione Protestante Francese si sono preparate per poterne accogliere una parte, ma alla fine lo Stato, per ora, non ha rispettato l'impegno e attualmente non c'è quasi nessun richiedente asilo. Questa situazione, unita all'esperienza di Mediterranean Hope hanno fatto sì che il Sinodo si concentrasse anche su questo argomento. Anche diversi ordini del giorno hanno riguardato questo tema, in particolare sul fatto di interpellare lo Stato francese perché mantenga l'impegno di dare rifugio a 30 mila persone».

Un altro tema caldo in Francia è quello della riforma del lavoro e delle conseguenti manifestazioni “nuit debut”. C'è stato un commento su questo da parte dell'assemblea?
«Non tanto rispetto alle proteste: il movimento qui è ancora un po' controverso, ci sono stati alcuni incidenti ai margini di queste attività e l'opinione pubblica francese non si è ancora fatta un'idea netta rispetto a questo movimento. Ci sono certe persone che le paragonano ai Bonnet Rouge [l'equivalente dei forconi italiani, ndr], altri che dicono che il movimento possa cambiare il nostro modo di pensare la società. Si è parlato però del tema della vita insieme nella società francese, che è multietnica e multireligiosa, alla luce del trauma che la Francia ha vissuto con gli attentati di Parigi. Il tema è tornato varie volte: come possiamo costruire un dialogo interreligioso per dimostrare che una parte del mondo musulmano è moderato, pronto a inserirsi in una società laica e che vuole costruire una società egualitaria? È stato uno dei temi principali».

Sono stati accolti 11 nuovi pastori: cosa significa per la chiesa?
«Al di la del numero, che è medio-alto, il dato che fa riflettere la chiesa da molti anni è l'identità dei pastori e delle pastore che entrano. Sono sempre più persone non di origine protestante, che vengono quindi da altri contesti e altre tradizioni confessionali che si sono convertiti al protestantesimo; persone che non rientrano più negli “schemi” ai quali la chiesa era abituata. Sempre più ministri che non hanno una cultura protestante classica, a volte neanche una conoscenza della chiesa molto approfondita, e alla fine incarnano un modello di ministero pastorale molto diverso. L'età media si alza, oltretutto, ci sono sempre più spesso dei pastori che hanno superato i 40 anni, che hanno avuto una carriera professionale prima, e così via. Questi 11 erano un po' misti, alcuni di tradizione riformata, alcuni 50 enni, e tre pastori che vengono da altre chiese: un gruppo plurale e differente. Si sta costruendo un corpo pastorale diverso dal passato e questo è un po' un segno che la nostra chiesa non riesce a dialogare con le persone di origine protestante, ma si sta aprendo verso la società, verso il mondo. Rimettere in discussione le nostre abitudini ecclesiali e le nostre liturgie, oltre a vivere serenamente questa trasformazione, saranno i temi sui quali rifletteremo ancora».

In questo periodo in Francia si sono tenuti altri sinodi delle chiese protestanti: quale legame?
«Dopo la nostra decisione sulla benedizione delle coppie omoaffettive, il legame in seno alla Federazione Protestante di Francia ha subito qualche difficoltà: ora il dibattito è su come superarle. Al Sinodo avevamo dei delegati delle altre chiese e i nostri sono stati nelle altre assemblee di questo periodo».

Foto: via https://twitter.com/EPUdF

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