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Un pellegrinaggio ecumenico (forzoso)

I rifugiati accampati nei locali della Chiesa riformata di Losanna accolti ora in una parrocchia cattolica

I rifugiati di Losanna cambiano parrocchia. Da tempo il consiglio sinodale, l’organo esecutivo della Chiesa riformata del cantone del Vaud (Eerv) aveva chiesto ai ragazzi di abbandonare i locali attigui al tempio, occupati da più di un anno. La vicenda è iniziata infatti nel marzo del 2015 con la protesta di una decina di profughi eritrei e somali, che spaventati dalla possibilità di venire re-inviati in Italia in quanto prima terra toccata in Europa, così come previsto dagli accordi di Dublino, decidono di entrare nel tempio di Saint-Laurent, nel centro di Losanna, considerato luogo neutro e ideale per attirare l’attenzione sul caso. I parrocchiani e il consiglio sinodale si sono preoccupati immediatamente di allestire una sistemazione migliore in locali attigui al tempio, sempre di proprietà della Chiesa riformata. Al contempo in città è stato creato un gruppo, denominato Collectif R, dove R sta per Rifugiati, che ha avviato azioni di assistenza nei confronti dei ragazzi, ma anche di pubblica protesta affinché questo caso diventasse l’emblema delle contraddizioni fra le norme nazionali svizzere e gli accordi europei. Si sono raccolte firme e organizzate marce e veglie. La presunta strumentalizzazione della vicenda a fini politici da parte dei membri del collettivo è stato oggetto di frizione con i rappresentanti dell’Eerv, tanto che a partire dall’estate si sono moltiplicati gli appelli volti a sgomberare i locali, in maniera tale da inserire i rifugiati all’interno dei progetti nazionali previsti per l’accoglienza. I rappresentanti della chiesa riformata hanno voluto sottolineare come la sofferta decisione fosse frutto della necessità di non far di loro un emblema, un caso simbolo, uno strumento per l’appunto in mano ad altri. In questi giorni la svolta: i ragazzi dal 26 aprile si sono spostati nella cappella Mon-Gré, dipendente dalla parrocchia cattolica del Sacro Cuore. Un pellegrinaggio ecumenico forzato quindi, per poter continuare a sperare di superare il limbo in cui sono piombati da 14 mesi a questa parte. Il consiglio parrocchiale e il curato Gabriel Pittet non hanno avuto esitazioni nell’accogliere la richiesta del Collectif R, scegliendo di allestire la cappella a rifugio temporaneo, ma accogliente. Il Collectif in un anno di attività ha impedito l’espulsione dal suolo elvetico di 61 rifugiati, e fra questi 10 bambini. Il prossimo 5 giugno saranno i cittadini svizzeri a dire la loro sulla revisione della legge d’asilo che nel frattempo è stata approvata e che mira a ridurre i tempi per le procedure, e che dovrebbe quindi sbloccare l’impasse in cui molti rifugiati si trovano. Intanto i ragazzi di Saint-Laurent sono diventati i ragazzi di Mon-Gré. Ma la loro storia continua.

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