«Dobbiamo mettere fine all’esclusione sociale»
11 aprile 2016
In occasione della Giornata Internazionale dei Rom, l’8 aprile, i segretari generali della Conferenza delle Chiese Europee (CEC) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) invitano a rinnovare l’impegno a favore della riconciliazione.
In Europa oggi vivono tra i 10 e i 12 milioni di Rom: sono tra le persone più svantaggiate ed emarginate del nostro continente. Affrontano quotidianamente la discriminazione e a loro è spesso negato l’accesso a servizi scolastici di base, all’alloggio e all’assistenza sanitaria.
Una lunga storia di antiziganismo ha fatto sì che essi fossero lasciati in queste condizioni deplorevoli. Per secoli i Rom sono stati ridotti in schiavitù, torturati, uccisi, e le loro famiglie divise. Hanno sofferto persecuzioni a livello giuridico, sono stati messi ai margini della società e sono stati loro negati diritti civili basilari. Nonostante questo, queste minoranze Rom sono sopravvissute e hanno preservato la loro cultura. Nel tentativo di cambiare queste percezioni, siamo consapevoli che ognuno di noi — Rom o non Rom — dovrà impegnarsi in un dialogo serio per superare le paure, e che dovrà lavorare per un’integrazione rispettosa dell’identità Rom.
In occasione della Giornata Internazionale dei Rom (8 aprile), i Segretari Generali della Conferenza delle Chiese Europee (Kek) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) invitano a rinnovare l’impegno a favore della riconciliazione.
«Incoraggiamo le nostre comunità cristiane in Europa a continuare a sostenere il benessere dei Rom e a lavorare attivamente per porre fine a discorsi di odio e all’esclusione sociale. Dobbiamo camminare insieme. Ci appelliamo a tutti affinché gli emarginati siano accolti e sia riconosciuta la loro dignità umana in quanto dono di Dio. I Rom, con la loro tradizione, fede e cultura unica, sono anche chiamati a portare i loro valori all’interno della società europea, in quanto cittadini responsabili.
I Rom hanno un secolare senso di identità europea condivisa e di libera circolazione, attraverso i confini politici, culturali e religiosi. Sono una delle popolazioni indigene dell’Europa che non gode però di un trattamento di uguaglianza in termini di rispetto e onore tra le altre. A più di 600 anni di distanza dalla loro migrazione in Europa, la loro piena accoglienza rimane incompleta. Il fatto che essi vivano in circostanze di continua discriminazione e addirittura persecuzione è una vergogna per i Paesi europei. Abbiamo bisogno di guardare alla loro situazione attraverso i secoli, dall’Olocausto fino ai giorni nostri, riconoscendo la nostra responsabilità.
La via d’uscita principale a queste difficili condizioni dei Rom e delle loro famiglie passa attraverso la conoscenza, il lavoro, la fede. La loro inclusione è una necessaria indicazione del nostro impegno per una identità europea condivisa e la libera circolazione delle persone, dei beni e delle idee in Europa».