Il Nepal cancella il Natale dalle feste nazionali
08 aprile 2016
La decisione è stata presa per controllare l’aumento delle festività nazionali. Proteste dei cristiani che denunciano l’influenza di tendenze anti-cristiane
Il governo del Nepal ha deciso di rimuovere il Natale dal suo calendario nel tentativo di controllare il crescente numero di giorni festivi. I cristiani nepalesi protestano la decisione e chiedono l’immediata reintegrazione della festa che celebra la nascita di Gesù.
Shakti Basnet, ministro per gli affari interni, ha dichiarato ad Asia News che la decisione del governo non è un atto contro il cristianesimo ma è dovuta al crescente numero di giorni festivi previsti nel calendario nepalese. A dimostrazione di ciò ai cristiani che lavorano per il governo sarà dato un congedo per la festività.
Ma questo emendamento non è sufficiente. «I cristiani non lavorano solo per il governo», ha detto il past. CB Gahatraj, segretario generale della Federazione nazionale dei cristiani. «Se il Natale non è una festa nazionale, i lavoratori del settore privato non saranno in grado di celebrarla. Il governo riconosce 83 festività agli induisti e ad altre comunità, ma nessuna per i cristiani».
Il Natale è stato inserito tra le feste nazionali otto anni fa, quando il Nepal è diventato uno Stato laico. Da allora la festa della nascita di Gesù ha attirato i fedeli anche di altre comunità religiose. In particolare quest’anno la celebrazione cristiana ha assunto un significato particolare, portando speranza alla popolazione afflitta prima dal terremoto e poi dall’embargo non ufficiale che l’India ha imposto sulle esportazioni, a partire dal 20 settembre 2015, cioè da quando il governo di Kathmandu ha approvato la prima Costituzione laica del paese.
I cristiani temono che le autorità nepalesi siano state «influenzate da tendenze anti-cristiane» e in realtà stiano violando i diritti della minoranza cristiana presente nel paese.
«Siamo pronti a sacrificare noi stessi per la nostra fede e per proteggere la libertà di culto. Chiediamo con forza il ripristino della festa e di ritirare la recente decisione entro una settimana. Se il governo non accoglierà la nostra richiesta, protesteremo in tutto il Paese», ha aggiunto il past. Gahatraj.
A sostegno della comunità cristiana si sono schierati il Consiglio interreligioso per il Nepal, altri gruppi interreligiosi e diverse organizzazioni di attivisti.
I leader religiosi hanno criticato anche il nuovo articolo 156 del codice civile, che vieta ogni conversione e le attività correlate.
Secondo il censimento ufficiale del 2011, cattolici e protestanti sono circa l’1,5% della popolazione. Nel 2006 erano solo lo 0,5%. Il loro contributo è fondamentale soprattutto nel campo dell’educazione, dove gestiscono circa 100 scuole. Grazie al lavoro delle scuole gestite dai cristiani il tasso dell’albafetizzazione – uno degli Obiettivi del Millennio stabiliti dalle Nazioni Unite nel 2000 – è cresciuto. Nel 2015 per la prima volta il numero delle donne che hanno conseguito il diploma è stato superiore a quello degli uomini.