Boko Haram a una svolta?
08 aprile 2016
Poco chiari i cambiamenti al vertice del gruppo terroristico. Continua l’emergenza in Nigeria, Ciad, Camerun e Niger
Che Abubakar Shekau, il leader di Boko Haram, abbia lasciato il comando è ancora dubbio. Il video diffuso su Youtube il 24 marzo scorso, in cui il successore di Mohammed Yusuf, fondatore del gruppo terroristico, dichiara di essere alla fine, è ancora all’esame degli esperti, mentre continuano gli scontri e le violenze a danno dei civili. Non è ancora chiaro, infatti, se Shekau abbia incitato i suoi guerriglieri a deporre le armi o invece, al contrario, a riprendere la lotta con maggior vigore dopo gli attacchi dell’esercito nigeriano. Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, i militari nigeriani hanno arrestato due comandanti del gruppo, Ali Audu, alias Dungu, e Abdulmumini Abdullahi, sono stati uccisi cinquantotto miliziani e più di 250 ostaggi sono stati liberati. Durante la leadership di Shekau sono state uccise decine di migliaia di persone e oltre due milioni sono fuggite dalle loro case: in sei anni i combattenti nel nome di Allah hanno seminato terrore non soltanto nel nord-est della Nigeria, ma anche in Camerun, Ciad e Niger, seminando terrore e distruzione.
In Ciad, secondo la denuncia di Medecins sans Frontières, si contano più di 2,7 milioni di persone sfollate e il bacino del lago Ciad è attualmente sede di una delle più gravi crisi umanitarie del continente africano. La zona sta vivendo una fase di crisi proprio a causa di ripetuti attacchi di Boko Haram, qui noto come Iswap, Stato Islamico della Provincia Occidentale, e della conseguente risposta militare che è stata lanciata per frenare la violenza. Attacchi e attentati suicidi si verificano quasi ogni giorno. In particolare, le donne e le ragazze rapite dai guerriglieri vengono trasformate a loro volta in terroriste, costrette a farsi esplodere nei mercati, nelle scuole o nei campi profughi dove la gente si ammassa proprio per sfuggire alla minaccia degli estremisti. Non solo, le donne rapite (a volte, come sappiamo, a gruppi di centinaia http://riforma.it/it/articolo/2016/01/15/nuova-indagine-sulle-219-studen...), vengono imprigionate, stuprate e anche messe appositamente incinte con lo scopo di creare una nuova generazione di combattenti.
Intanto, dal 2014 circa un milione di persone hanno cercato rifugio dalle aggressioni del gruppo terroristico nello stato di Borno, nel nord-est della Nigeria. La stragrande maggioranza vive senza cibo a sufficienza, acqua pulita e un servizio sanitario adeguato.