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Stupro discount

Una sentenza della Cassazione insinua che l'ubriachezza può essere considerata un'attenuante alla violenza

Se non sei solito apprezzare i rapporti consensuali, ma preferisci importi sulla donna che sta con te, sappi che se ti attacchi alla bottiglia da oggi hai qualche chance in più di passarla liscia. Da ubriaco infatti potrai appellarti al fatto che non sapevi cosa stavi facendo e beneficiare delle attenuanti. Sembra uno scherzo di cattivo gusto e invece è quanto ha stabilito la Terza sezione penale della Cassazione, che ha annullato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia del 7 ottobre 2013, che aveva respinto il ricorso di un uomo condannato per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale nei confronti della moglie. L'imputato aveva chiesto uno sconto di pena perché gli abusi avvenivano soltanto quando era sotto gli effetti dell'alcol e la Cassazione ha ritenuto che il fatto si potesse considerare un'attenuante e che dunque il reato fosse di “minore gravità”. Secondo i giudici della Suprema Corte, “la qualità dell'atto compiuto” (lo stupro compiuto durante uno stato di ubriachezza) conta dunque più che “la quantità di violenza fisica esercitata”.

Come un bambino incapace di controllarsi, l'adulto violento va scusato per ciò che fa e che viene attribuito all'abuso di alcolici. Quello che dovrebbe essere considerata un'aggravante della violenza, diventa così un'attenuante: una vera e propria istigazione a delinquere in un paese dove quasi ogni giorno si verifica un femminicidio, come ha sottolineato anche la presidente di Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli. Un gesto di spregio nei confronti delle tante, troppe donne che vivono in situazioni di paura all'interno della coppia o in famiglia e che, superando paura e vergogna, si decidono a denunciare. Non solo la sentenza della Cassazione mette in luce una lettura distorta della realtà, creando un pericoloso precedente, ma evidenzia in modo drammatico l'incapacità di mettersi nei panni della vittima, mettendo in primo piano sempre il punto di vista dell'aggressore.

Quello che conta infatti non è come, quando, quanto, perché è stata commessa la violenza, quanto il dolore, l'angoscia, la violazione del corpo e della volontà della donna, che non cambiano a seconda dell'intenzione dello stupratore. E' esattamente il contrario di quanto dicono i giudici della Corte di Cassazione che, nella stessa sentenza, si permettono anche di rimandare a un nuovo appello del processo, per valutare se ci sono state nella vittima ripercussioni sul piano psichico a causa della violenza. Secondo i giudici della Cassazione infatti, il processo d'appello si era “limitato” ad attestare lo stupro, “senza analizzarne, come necessario, gli effetti”. Perché per questi signori – di cui dovremmo sapere nomi e cognomi per chiedergliene conto – c'è stupro e stupro, e a volte evidentemente le donne si divertono.

Foto copertina: "Solde (discount)" di sophie & cie - Flickr: solde.... Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons.

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