Per i cristiani Dio sta a fianco alle vittime
08 gennaio 2016
Il presidente della Federazione protestante di Francia sulla copertina di Charlie Hebdo
«Un anno dopo l’assassino è sempre attivo»: così si potrebbe tradurre quel «L’assassin court toujours» che sulla copertina di Charlie Hebdo raffigura una «visione» di Dio con tanto di barba, mitraglietta a tracolla, tunica lordata di sangue e, curiosamente, anche una sorta di simbolo massonico (l’occhio all’interno del triangolo) sulla testa. È la copertina del numero che esce a un anno di distanza dalla strage del gennaio 2015. Diverse le reazioni che hanno fatto seguito a questa illustrazione, come sempre provocatoria, da parte della rivista satirica francese.
Anche esponenti religiosi si sono espressi in merito, come abbiamo riportato giorni fa su Riforma online e sulla nostra newsletter quotidiana. Esponenti musulmani francesi si sono detti feriti da questa raffigurazione. Essa, secondo Anouar Kbibech, presidente del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), «attacca l’insieme dei credenti di diverse religioni: bisogna rispettare la libertà d’espressione dei giornalisti ma anche quella dei credenti». E Abdallah Zekri, dell’Osservatorio nazionale contro l’islamofobia, si è chiesto: «è Dio che uccide? È Dio che incita ad ammazzare la gente?». Della questione abbiamo parlato con il pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia, a cui abbiamo chiesto innanzitutto quale immagine di Dio sia quella che campeggia sulla prima pagina di Charlie Hebdo.
«Quel disegno – ci ha detto al telefono – è il disegno della rappresentazione di Dio secondo Charlie Hebdo. Non è in alcun modo la rappresentazione che ne fanno i cristiani. La più diffusa e nota rappresentazione che la cristianità ha del proprio Dio è la raffigurazione del Cristo morto in croce, un Dio che pertanto si colloca sempre dalla parte delle vittime. Il Dio a cui noi pensiamo, da quando avvenne l’attentato dell’anno scorso, è un Dio che sta vicino alle vittime e con le loro famiglie».
Può essere questa, allora, una sorta di raffigurazione di secondo grado, un’immagine al quadrato?
«In un certo senso sì: Charlie Hebdo ha fatto la caricatura non di Dio, bensì della rappresentazione che la stessa rivista aveva fatto di Dio. E questo per un motivo ben preciso: non si può colpire Dio con una caricatura, Dio non è raggiungibile da un disegno. Il giornale ha costruito una propria immagine di Dio, e poi l’ha caricaturizzata. Si può aggiungere che con la simbologia del triangolo, tutte le rappresentazioni di Dio sono state messe in caricatura, compresa la rappresentazione massonica».
Ma perché mirare a Dio con questo pesante atto d’accusa, quando gli autori degli attentati dell’anno scorso, e poi del novembre scorso, sono stati uomini in carne e ossa?
«È fin troppo facile trovare il colpevole in Dio. La responsabilità è invece degli uomini, o anche delle Chiese... Ciò che non hanno capito, a Charlie Hebdo, è che esistono altre rappresentazioni di Dio, totalmente diverse dalla loro».
È la medesima situazione che nel solco di Ivan Karamazov ci porta a chiederci dove sia Dio quando avvengono delle atrocità (pensiamo alla Shoah, a tutte le più clamorose ingiustizie e violenze...) a danno dei più deboli?
«Sì, le responsabilità sono umane, e infatti qualche volta le Chiese addirittura lo ammettono: è avvenuto proprio da voi, al tempio valdese di Torino nel giugno scorso, quando il papa ha chiesto perdono per certi trattamenti che furono riservati nel passato ai valdesi» (ed è anche il caso, potremmo aggiungere, delle varie «confessioni di peccato» che sono state formulate da Chiese resesi complici almeno di non-vigilanza, non-opposizione, per esempio al nazismo).
Quella di Charlie Hebdo è normalmente considerata satira: in che cosa si differenzia dall’ironia?
«L’ironia è più sottile, più deliberata nella sua intenzione di ferire – si può accostare a questo modello ciò che dice il Salmo 1: “Beato l’uomo (...) che non siede in compagnia degli schernitori”; la satira provoca lo scoppio di risate. E d’altra parte la satira è legata alla vicenda stessa della Riforma protestante: il testo di Calvino Sulle reliquie è una satira del sacro; quindi direi che il protestantesimo è ben vaccinato di fronte all’esercizio della satira. Quanto a Dio, non ha certamente bisogno di noi per difendere la propria immagine e il proprio onore: anzi, dopo essere nato in una mangiatoia, muore in croce proprio perché ha rinunciato a difendere il proprio onore. Infatti i soldati romani sbeffeggiano Cristo, chiedendosi se Elia interverrà in suo aiuto (Matteo 27, 49). Davvero, si può ridere anche di Dio, ma questo è molto diverso dalla visione di Charlie Hebdo».