Il Gambia si autoproclama nazione islamica
14 dicembre 2015
La dichiarazione del presidente Yahya Jammeh: «la minoranza cristiana non sarà discriminata»
Eccentrico, convinto di avere poteri mistici e poter guarire malattie e infertilità, acerrimo nemico dei gay, il presidente del Gambia Yahya Jammeh non è nuovo a dichiarazioni sorprendenti. Ma questa volta non si tratta di curare l’aids con le erbe ma di una trasformazione radicale della struttura dello Stato: il Gambia infatti è diventato nazionale islamica. «Saremo uno Stato islamico che rispetta i diritti dei cittadini – ha detto il presidente lo scorso 10 dicembre alla televisione pubblica – il destino del Paese è nelle mani di Allah onnipotente».
Il Gambia è un ex colonia del Regno Unito, da cui ha ottenuto l’indipendenza nel 1965, ed è una repubblica presidenziale: Yahya Jammeh è salito al potere nel 1994 grazie a un colpo di stato. Nel 2013 ha deciso di fare uscire il Gambia dal Commonwealth, giudicandolo troppo neo-coloniale; l’anno successivo l’Unione Europea ha temporaneamente sospeso gli aiuti umanitari per via delle violazioni di alcuni diritti umani compiute nel paese, incapace di garantire al suo interno standard minimi di educazione e tenuta economica (si posiziona al 165° posto su 187 paesi nello standard di sviluppo stilato dall’Onu) e spesso oggetto di denuncia per traffici illegali e corruzione.
Piccolo Stato incuneato nel Senegal, ha meno di due milioni di cittadini, di cui il 95% sono musulmani moderati: la Costituzione fino ad ora tutelava comunque la libertà di culto. Jammeh ha assicurato che i diritti della minoranza cristiana saranno garantiti e che le donne non saranno costrette a coprirsi il viso. «Accettare la religione di Allah come fede e come stile di vita non è negoziabile – ha aggiunto – ma questo non significa che i cristiani non potranno professare i loro riti: dovranno essere rispettati e anche la festa di Natale sarà mantenuta».
Alcuni osservatori internazionali hanno fatto notare che la mossa del presidente potrebbe rispondere più alla necessità di ottenere aiuti economici dai Paesi del Golfo che da un reale slancio religioso; è escluso al momento ogni contatto con Daesh. Si vedrà quanto fondamento avranno le garanzie di libertà promesse ai cristiani; intanto si attende la definizione del nuovo Statuto confessionale.