Stato di emergenza e articolo 16: perché Hollande vuole mettere mano alla Costituzione?
23 novembre 2015
Cosa cambierà per i cittadini francesi e per chi in Francia si recherà nei prossimi mesi, a seguito delle modifiche proposte dal presidente della repubblica
Il Capo di stato francese François Hollande ha evocato lo scorso lunedì, davanti al parlamento convocato a Versailles, una vasta revisione della carta costituzionale per «per permettere ai poteri pubblici di agire conformemente allo stato di diritto contro il terrorismo». Le misure, dettate dall’onda emotiva dei drammatici attentati di Parigi dello scorso 13 novembre, avranno una serie di ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini e di chi deciderà di visitare il paese nei prossimi mesi.
Sono due in particolare gli articoli che il presidente vuole modificare e rinnovare:
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l’articolo 36, che al momento organizza lo stato di assedio al momento di un attacco o di un’insurrezione armata, e prevede in questi casi il trasferimento di parte dei poteri all’autorità militare. Può riguardare soltanto una parte del territorio e permette di trasferire i poteri civili di polizia all’esercito e consente la creazione di giurisdizioni militari. Lo stato di assedio si attua in concomitanza normalmente ad una grave crisi, a una guerra o un’insurrezione armata
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l’articolo 16 è uno dei più controversi della quinta Repubblica, e permette al presidente di assumere su di sé determinati poteri eccezionali quando «una minaccia grave e immediata pesa sulle istituzioni della repubblica, sull’indipendenza della nazione, sull’integrità del territorio o sulla possibilità di onorare i propri impegni internazionali. La sua stesura fu una risposta all’immobilismo governativo della Francia durante il periodo di maggio-giugno del 1940, i giorni dell’invasione nazista del paese. E’ stato utilizzato ed applicato in una sola occasione, dall’aprile al settembre del 1961, quando i pieni poteri vennero concessi al presidente De Gaulle all’indomani del colpo di stato militare in Algeria.
Hollande ha lamentato il mancato adeguamento dei due articoli ai tempi odierni perché «oggi il regolare funzionamento dei poteri pubblici non viene interrotto e non è pensabile trasferire alle autorità militari porzioni di potere decisionale. Eppure siamo in guerra, per cui serve una revisione costituzionale capace di rispondere alle nuove sfide»
Per far questo a rievocato le proposte del “comitato Balladur” che nel corso del 2007 era stato incaricato di riflettere su modifiche proprio alle parti oggi in questione. Composto da 13 esperti, il comitato era stato ideato dall’allora presidente Nicolas Sarkozy ed aveva prodotto una serie di variazioni per rendere il testo costituzionale più democratico e adatto ai tempi attuali.
Per quel che riguarda l’articolo 36, la proposta all’epoca fu di assimilare lo stato di emergenza allo stato di assedio che invece nel testo è previsto. Lo stato di emergenza attualmente trova una sua definizione in una legge del 1955, che va oggi modificata per consentire un prolungamento superiore ai 12 giorni delle misure eccezionali. Entrambi verrebbero decretati a seguito di una delibera del consiglio dei ministri, una legge ad hoc ne organizzerebbe il regime, le condizioni e la possibilità di un prolungamento superiore ai 12 giorni oggi previsti.
Questa equiparazione restringerebbe fortemente le libertà pubbliche perché rende possibile:
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l’instaurazione del coprifuoco
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la regolamentazione della libera circolazione o dei soggiorni in base a delibere prefettizie
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arresti domiciliari per decisione ministeriale
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la chiusura di luoghi pubblici, locali, il divieto di riunione, la possibilità di perquisizioni senza mandati, fino al controllo delle radio e delle televisioni
Lo Stato di emergenza mal si presta ad una crisi durevole: si attua quando si presenta un «pericolo imminente derivante da gravi violazioni di ordine pubblico o l’insorgere di eventi che, per la loro natura e la gravità, assumono caratteri di calamità pubblica».
Ora, ciò che si augura Hollande è di «poter disporre di uno strumento efficace per poter affrontare situazioni di crisi mettendo in atto misure eccezionali senza essere obbligati a passare attraverso l’attuale stato di assedio né dover rinunciare alle libertà pubbliche. In sostanza si tratterebbe di uno stato di assedio annacquato sul piano dei poteri accentrati dallo stato, ma che potrebbe avere una durata superiore ai dodici giorni. Una proposta che ricorda il Patrioct Act che l’amministrazione Bush votò dopo l’11 settembre.