Sole, fermati in Gàbaon
27 ottobre 2015
Il presidente turco Erdogan decide di non cambiare l'ora, ma i pc si ribellano
Che ore sono? Una domanda in apparenza banale, ma evidentemente non è sempre così, e non bisogna mai dare nulla per scontato.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, novello re Sole, decide che il suo popolo può attendere l’introduzione dell’ora solare, mentre quasi tutto il resto del mondo domenica scorsa ha spostato le lancette indietro di un’ora.
Il problema è che non siamo più nei secoli pre industriali, anzi. Per cui i dispositivi cellulari, i tablet, i computer turchi hanno cambiato automaticamente le ore così come previsto, non essendo costretti ad avere a che fare con gli umori di un essere umano.
Da qui la confusione: per il governo e le istituzioni pubbliche l’ora è una, per chi ha un telefonino, in pratica tutti, l’ora è un’altra.
Il fenomeno è già diventato virale e l’hashtag #saatkac («che ora è») ha raggiunto un successo notevolissimo.
Al di là delle risate rimangono i notevoli disagi causati dai differenti orari.
Le case di produzione di impianti digitali hanno consigliato di disattivare la funziona automatica di regolazione dell’ora così da poter inserire manualmente quella voluta dal premier – padrone.
La decisione sarebbe figlia delle imminenti elezioni politiche: si vogliono evitare disagi e malintesi quando il popolo dovrà recarsi alle urne a metà novembre, e si vuole garantire un'ora di luce in più ai votanti, sul solco di scelte analoghe già viste in Turchia. In epoche però lontane dall'avvento della tecnologia elettronica
La motivazione appare comunque labile, la realtà sta più probabilmente nelle manie di grandezza di Erdogan, novello Giosuè: «Sole, fèrmati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon».